Francavilla capitale della ‘ndrangheta in Abruzzo, 19 arresti e sequestro di beni per 10 milioni
L’AQUILA, 21 febbraio – Diciannove persone sono state arrestate questa mattina, in varie province abruzzesi e in altre regioni italiane, con le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante di essere associazione armata), associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, detenzione illegale di armi da fuoco, estorsione, usura, incendio di esercizio pubblico e di autovettura e intestazione fittizia di beni (con l’aggravante di essersi avvalsi dei metodi mafiosi).
L’operazione, denominata “Design”, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo Provinciale di Chieti: iniziata alle prime luci dell’alba, ha portato all’esecuzione di 28 ordinanze applicative di misure cautelari. Sono 10 le persone condotte in carcere e 9 quelle agli arresti domiciliari. Per altre 9 persone sono scattati l’obbligo di dimora o l’interdizione ad esercitare attività imprenditoriali e a rivestire cariche societarie. Sequestrati, inoltre, beni per 1o milioni di euro. Nell’ambito dell’inchiesta risultano indagate anche altre 8 persone.
Gli oltre 100 militari impiegati nell’operazione, supportati da unità cinofile ed elicotteri, hanno disarticolato un sodalizio riconducibile alla ‘ndrangheta reggina, attivo soprattutto in Abruzzo e in Calabria. L’epicentro dell’operazione è Francavilla al Mare, dove fin dal 2009 si è insediata la ndrina dei Cuppari, proveniente da Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. La cellula ‘ndranghetista era infatti guidata da Simone Cuppari, 36 anni, da tempo residente a Francavilla al Mare. l’operazione antimafia ribattezzata ‘Design’ condotta dai carabinieri di Chieti che hanno indagato per due anni, e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia de L’Aquila.
Secondo gli inquirenti, la cellula avrebbe consolidato un efficiente canale di approvvigionamento di ingenti quantità di cocaina da un gruppo di affiliati alla ‘ndrangheta in Lombardia, quello riconducibile alle famiglie della “Locale di Platì”. La droga, una volta in Abruzzo, finiva sul mercato delle zone di Chieti e Pescara. I proventi dello spaccio venivano reimpiegati nell’acquisizione di attività commerciali nel settore della raccolta di scommesse elettroniche e nella ristorazione, e in episodi di usura a danno di piccoli commercianti e imprenditori locali in difficoltà, nei confronti dei quali venivano applicati tassi esorbitanti: in un caso, a fronte di un prestito di 20.000 euro, la vittima ne avrebbe dovuti restituire dopo appena un mese circa il doppio, vedendosi costretto, nell’arco di pochi mesi, a pagare oltre 220.000 euro di interessi dietro minacce, incendi di negozi e di autovetture.
I profitti venivano in parte reimpiegati in attività imprenditoriali in Calabria, come nel commercio di autoveicoli e nella realizzazione di villaggi turistici di grandi dimensioni. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate 4 società tra le province di Chieti e Pescara, e in Calabria, che gestivano commercio di auto online e raccolte di scommesse, ma anche bar e pizzerie, 8 autoveicoli e 10 chilogrammi di marijuana. Inoltre sono state sequestrate quote dal valore di 6 milioni di euro, appartenenti ad una società proprietaria di un villaggio turistico in Calabria.