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Emergenza Abruzzo, un territorio in ginocchio. A Roma per non morire

Emergenza Abruzzo, un territorio in ginocchio. A Roma per non morire

TERAMO, 1 marzo – Quartieri fantasma, intere frazioni del territorio provinciale che rischiano di essere cancellate,  attività commerciali e artigianali in ginocchio. La provincia di Teramo è ormai da mesi alle prese con  un’emergenza senza precedenti, che è iniziata il 24 agosto e si è trascinata fino ad oggi senza che il governo nazionale si rendesse conto della gravità della situazione. A tal punto da indurre sindaci, amministratori, cittadini e l’intero tessuto economico e produttivo della provincia ad organizzare una grande manifestazione a Roma per chiedere a gran voce la modifica dell’ultimo decreto sisma. Manifestazione alla quale parteciperanno anche delegazioni delle altre province, anche queste ultime colpite dai danni del maltempo e del terremoto e pronte a rivendicare l’attenzione delle istituzioni sovraordinate, e che secondo i  numeri forniti dagli organizzatori dovrebbe portare a Roma, domani, almeno circa 1700 persone.  A confermare la propria partecipazione anche il sindaco di Chieti Umberto Di Primio, una delegazione istituzionale del Comune di Penne guidata dal sindaco Mario Semproni e altri 38 comuni del pescarese.

AGGIORNAMENTI E FOTO SULLA MANIFESTAZIONE IN CORSO A ROMA QUESTA MATTINA

Il dramma che sta vivendo la provincia teramana, dove il micidiale binomio di terremoto e maltempo ha letteralmente devastato il territorio, è tutto in quei quartieri di Teramo capoluogo completamente svuotati, nell’esodo di cittadini verso la costa, nei centri storici ancora chiusi, nella viabilità provinciale messa in ginocchio, nelle frane che hanno colpito al cuore realtà come Civitella del Tronto, dove a Ponzano sono state sfollate 125 persone e dove il movimento franoso è ancora in movimento,  Atri, con il centro storico di Casoli costantemente monitorato e con una decina di famiglie sfollate, e la stessa  Campli dove cento persone hanno dovuto abbandonare le proprie case nella frazione di Castelnuovo.

E poi ci sono i numeri, impietosi, che certificano i danni da terremoto e maltempo.

Solo per citarne alcuni basti pensare agli oltre 3mila sfollati a Teramo capoluogo dalle scosse del 24 agosto ad oggi.  In sei mesi, e con i sopralluoghi ancora in corso dopo il ripetersi delle scosse a fine ottobre e a gennaio, il Comune è stato costretto ad emanare ben 795 ordinanze di sgombero, con 1032 nuclei familiari sfollati per un totale di 3096 persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Numeri che fanno il paio con quella che è la stima dei danni: circa 9 milioni di euro per il patrimonio pubblico, circa 30 milioni per quello privato, 18 milioni circa solo per le scuole. Senza contare i danni al patrimonio religioso e le circa 4mila domande di sopralluogo ancora da evadere, per le quali a fronte della disponibilità di personale tecnico si stimano ancora 4-5 mesi prima di portarle tutte a compimento.

“Per quanto riguarda il terremoto siamo più o meno a metà del guado, abbiamo ancora altrettante verifiche da fare comprese quelle relative alle richieste arrivate dopo le scosse del 18 gennaio – sottolinea il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi –  e questo non lascia ben sperare per quanto riguarda i danni del sisma. Per il resto  siamo ancora in piena emergenza, ci sono zone del nostro territorio che continuano a franare e non ci aiuta nemmeno il bel tempo.  C’è un’economia in ginocchio e la città sta vivendo una sorta di depressione economica ma anche psichica, siamo tutti provati da quello che ci è successo. Però bisogna reagire e la manifestazione di domani ha anche questo scopo oltre quello di farci sentire a Roma. Ha lo scopo anche di far capire che ci siamo, che Teramo è viva, che reagirà e che ha bisogno dell’aiuto di tutti”.

Un rosario di numeri e cifre quello dell’emergenza che non lascia fuori nessuna delle realtà più importanti del territorio provinciale. Perché ad essere duramente colpiti dal terremoto, dal 24 agosto ad oggi, sono stati tutti i comuni della montagna teramana. Isola, Montorio, Colledara, Crognaleto. E poi Atri, Civitella, solo per parlare di alcuni territori.

E poi ci sono i danni dell’eccezionale ondata di maltempo di gennaio, con il prolungato black out di energia elettrica e linee telefoniche saltate per giorni, quando non addirittura per settimane, e con le frane che hanno inghiottito strade, case, pali elettrici.

Solo la Provincia, come messo nero su bianco ne si è trovata ad attivare procedure in somma urgenza per ben 8.350.000 euro,  con 36 milioni di euro almeno stimati per il ripristino della sovrastruttura stradale danneggiata.

C’è poi il capitolo Comuni, con 14.580.000 di costi affrontati per la gestione immediata dell’emergenza e ulteriori danni stimati per circa 83.7000.000 euro, per non parlare dei danni subiti dai privati, dal mondo produttivo, dal settore zootecnico che è stato uno di quelli maggiormente colpiti con stalle crollate, migliaia di animali morti, l’emergenza carcasse da smaltire.

“Il punto è che il maltempo di inizio anno e le scosse di terremoto del 18 gennaio hanno investito in pieno il teramano – commenta il presidente della Provincia Renzo Di Sabatin0 – provocando dei danni molto maggiori rispetto ad altre realtà e creando una situazione diciamo depressiva.  Quindi oltre ai danni strutturali, che sono tantissimi, c’è un rischio  di spopolamento su Teramo capoluogo, sulla cintura montana e in parte della Val Fino. E poi c’è tutta la partita successiva relativa alla ricostruzione di strade, scuole e infrastrutture in sicurezza. In questo senso la manifestazione di domani  rappresenta un’esigenza del territorio e tutto ciò che viene dal territorio e rappresenta un esigenza o un bisogno deve essere ascoltata da chi ricopre ruoli istituzionali, che ha il dovere di capirla e incanalarla in una proposta costruttiva”.

Una manifestazione a cui hanno aderito tutti i rappresentanti del mondo economico-produttivo, a partire dalle associazioni di categoria dei commercianti.

“I danni subiti sono stati notevoli, sia a livello di territorio che a livello indiretto – sottolinea  il vicepresidente di Confcommercio Dario Sfoglia – con il lavoro che è crollato, l’economia che si stava fermando i danni economici  sono stati ingenti. Per quanto riguarda la manifestazione di domani siamo consapevoli che un segnale  va dato, anche perché la politica deve essere un attimo più attenta alle  problematiche di questo territorio”.

Un’economia in difficoltà che deve fare i conti con l’esodo di tantissimi teramani lungo la costa.

“Al di là della neve è l’ effetto terremoto che ha fatto fuggire le persone dalla città,  persone che si sono spostate sulla costa dove  il territorio si è rivitalizzato rispetto a Teramo capoluogo – conclude Sfoglia – Il problema  è come farli ritornare. Innanzitutto finanziando i lavori sugli immobili, quelli  B, che sono estremamente urgenti ed importanti, e definendo la parte burocratica per tutte le categorie. Stamattina parlavo con un signore che mi diceva che vorrebbe iniziare i lavori a spese sue, ma ha chiesto come fare e non essendoci ancora il decreto sulle C non sa se poi glieli rimborsano. Anche sotto questo punto di vista  il Governo dovrebbe velocizzare la definizione degli aspetti burocratici, oltre all’aspetto economico che per noi è sottinteso. Se non c’è quello possiamo chiuderlo questo territorio”.

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