Metanodotto esploso a Pineto, chiuse le indagini. Venti gli indagati
PINETO, 7 marzo – Un boato, seguito dalle fiamme e dal terrore. Scene da apocalisse che sono ancora vive negli occhi e nella mente di chi, nell‘esplosione del metanodotto Snam a Mutignano di Pineto, ha rischiato di perdere tutto. Un’esplosione per la quale, a distanza di due anni e dopo una lunga serie di accertamenti e perizie, la Procura ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini, confermando le accuse per una ventina di indagati, tutti di Snam Rete Gas.
Stralciata, invece, la posizione di altrettanti indagati per i quali si profila l’archiviazione.
L’avviso di conclusione delle indagini, con il fascicolo a firma del pm Silvia Scamurra, arriva dopo due anni di indagini e una consulenza redatta dagli ingegneri Danilo Ranalli e Gianfranco Totani, dell’Università dell’Aquila, ai quali gli inquirenti avevano posto numerosi quesiti relativi alla manutenzione dell’impianto con l’obiettivo di chiarire eventuali responsabilità.
Lo scoppio del metanodotto avvenne il 6 marzo del 2015, con le fiamme che investirono le quattro case circostanti, mandandone due completamente a fuoco, e causando sette feriti, con danni alle coltivazioni circostanti e alla viabilità.
Nei mesi scorso la stessa amministrazione comunale di Pineto aveva dato mandato all’avvocato Luigi Guerrieri per costituirsi parte civile in un eventuale processo.