Danno erariale alla Regione Abruzzo, assolti Del Turco e D’Amico
PESCARA, 16 ottobre – La Corte dei Conti, seconda sezione Giurisdizionale centrale d’Appello, riformando il giudizio della sezione Giurisdizionale per l’Abruzzo, ha assolto da responsabilità e colpa Ottaviano Del Turco e Giovanni D’Amico, che nel 2005 erano rispettivamente presidente della Regione Abruzzo e assessore alle Risorse Umane. Entrambi nel 2012 erano stati condannati, per danno erariale, ad un risarcimento complessivo di 292.241 euro.
La vicenda risale al 2005, quando Isabella Napolione venne rimossa dal suo incarico di dirigente del servizio Attività di collegamento con l’Unione Europea, con sede a Bruxelles. Al suo posto fu nominata Sara Zatta, già assistente parlamentare di Del Turco al Parlamento europeo. Alla Napolione, nonostante avesse un contratto in scadenza a settembre del 2007, fu applicato il principio dello “spoil system”, che consentiva di sostituire i dirigenti apicali entro 180 giorni dall’insediamento di una nuova Giunta.
La dirigente rimossa fece prima ricorso al Tar e poi al giudice del Lavoro, che con sentenze di primo e secondo grado stabilì che la Napolione, non essendo titolare dell’incarico dirigenziale di un servizio apicale, non avrebbe potuto essere rimossa prima della naturale scadenza del contratto, fissata per settembre 2007, salvo che per motivi correlati alla propria attività professionale. Alla dirigente il tribunale riconobbe un risarcimento di 292.241 euro.
La vicenda, a quel punto, fece scattare l’intervento della Corte dei Conti, che nel 2012 condannò Del Turco e D’Amico per danno erariale. Il recente pronunciamento della sezione centrale d’Appello della Corte dei Conti ha invece escluso ogni responsabilità contabile e in atti in capo all’ex presidente ed ex assessore della Regione Abruzzo, riconoscendo le procedure adottate, con il parere degli uffici, dei dirigenti responsabili e dell’Avvocatura regionale, coerenti con le norme stabilite dalla legge regionale 77 del 1999 e con il contratto sottoscritto dalla stessa Napolione, nel 2004, con la precedente Giunta regionale. Un contratto che, come rilevato dalla Corte dei Conti, prevedeva anche la clausola di decadenza.