PESCARA, 20 aprile – La Provincia di Pescara dovrà pagare ai 56 ex dipendenti precari dell’ente dieci mensilità, sulla base dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita, oltre agli interessi legali e alla rivalutazione monetaria. A stabilirlo la Corte d’Appello di l’Aquila, chiamata ad esprimersi nuovamente sulla questione dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso della Provincia di Pescara, aveva rinviato alla stessa Corte d’Appello per la rideterminazione dell’ammontare dell’indennità dovuta ai lavoratori.

Complessivamente, dunque, la Provincia dovrà sborsare circa un milione di euro, la metà di quanto inizialmente stabilito.

Dopo che il Tribunale di Pescara aveva rigettato il ricorso presentato dai precari per chiedere la stabilizzazione, la Corte d’Appello di l’Aquila,  a marzo 2015, in parziale accoglimento dell’impugnazione proposta dai lavoratori aveva accolto la domanda risarcitoria subordinata, condannando la Provincia di Pescara al pagamento di 20 mensilità.

Sentenza contro la quale la Provincia di Pescara era ricorsa in Cassazione, con la Suprema Corte che accogliendo parzialmente il ricorso dell’ente aveva rinviato alla Corte d’Appello per una rideterminazione dell’ammontare del risarcimento, in linea con quanto stabilito dall’articolo 32 del collegato lavoro contenuto nella legge 183 del 2010.

I precari, che erano stati lasciati a casa nel 2010 e che erano rappresentati dall’avvocato Gabriele Silvetti, contestavano la mancata assunzione a tempo indeterminato e la rielaborazione del piano triennale del personale che avrebbe “annullato gli impegni precedenti, violando immotivatamente ogni disposizione in materia, con eccesso di potere, nonché in spregio dei canoni di buona amministrazione“.

Il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, “reduce da incontri a Roma per avere dal Governo i fondi necessari a fare il Bilancio“, ha sottolineato come, “se tutto andrà bene non potremo non adempiere“.