Hotel Rigopiano, gli avvocati di Lacchetta contro la Procura: “Garanzie difensive non rispettate”
FARINDOLA, 2 maggio 2017 – Saltano gli interrogatori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, indagati nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano, con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Lacchetta e Colangeli sarebbero dovuti comparire domani mattina in Procura, ma i difensori dei due indagati, Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi, rendono noto che aderiranno allo sciopero dei penalisti indetto a partire da oggi per tutta la settimana. Al contempo i due legali lanciano un duro affondo contro la Procura di Pescara, che a giudizio di Valentini e Tatozzi non avrebbe rispettato le garanzie difensive degli imputati.
Gli avvocati di Lacchetta e Colangeli premettono:
“Aderiamo in maniera convinta all’odierna astensione indetta dall’Unione Nazionale delle Camere Penali Italiane, dedicata alla tutela dei diritti degli accusati come delle vittime, pesantemente compressi dall’attuale stato del processo penale e ancor più minacciati dall’imminente riforma pretesa dal governo”.
Subito dopo colgono l’occasione per ingaggiare una dura polemica con la Procura di Pescara, titolare dell’indagine:
“Tanto più convinta è l’adesione dei sottoscritti difensori all’astensione, alla luce dei concreti comportamenti posti in essere dalla Procura di Pescara nei confronti dei nostri assistiti, oggi indagati, ma già sentiti come persone informate e senza alcuna garanzia difensiva, nonostante la presenza negli uffici del difensore nominato, tenuto fuori dalla stanza dell’audizione ad onta della palese e reiterata proposizione di domande schiettamente accusatorie”.
Accuse pesanti, che inducono i due legali a consigliare ai propri assistiti di abbandonare l’atteggiamento collaborativo:
“Per la medesima ragione i sottoscritti difensori ritengono del tutto inopportuno che i propri assistiti si sottopongano alla ripetizione dell’atto ed anzi hanno consigliato loro di avvalersi della facoltà di non rispondere e, dunque, di abbandonare la piena collaborazione alle indagini sin qui inutilmente dimostrata. Riservano a breve comunicazioni in ordine alle ulteriori attività di accertamento delle reali responsabilità del disastro, apparentemente abbandonate, almeno stando a quanto comunicato ai media dagli inquirenti”.