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Hotel Rigopiano, familiari diffidano la Rai: “Stop al film di Santoro, specula sulle emozioni”

Hotel Rigopiano, familiari diffidano la Rai: “Stop al film di Santoro, specula sulle emozioni”

ROMA, 23 maggio 2017 – I legali di 21 familiari delle vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano e del sopravvissuto Giampaolo Matrone, si scagliano contro la Rai e chiedono di bloccare la messa in onda dell’instant movie “C’è qualcuno”, scritto da Michele Santoro, con la voce narrante di Beppe Fiorello. La trasmissione del film di 60 minuti, sulla tragedia costata la vita a 29 persone, è prevista per il 2 giugno prossimo su Rai2. Nelle argomentazioni utilizzate per supportare la diffida, inoltre, gli avvocati rivelano un nuovo elemento emerso nel corso delle indagini difensive: a giudizio dell’avvocato Reboa, che cita una direttiva del 2008, a Rigopiano dovevano essere inviati i mezzi dell’areonautica militare.

E’ proprio Romolo Reboa, in rappresentanza del pool di avvocati formato da Gabriele Germano, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli, a firmare la diffida nei confronti della Rai:

“I miei assistiti hanno appreso con estremo stupore la notizia che Rai2 racconterà in prima serata la tragedia di Rigopiano, con un film che unirà immagini inedite ed esclusive girate dai Vigili del Fuoco all’interno dell’albergo il giorno della valanga e in quelli successivi. I familiari delle vittime e lo sfortunato sopravvissuto osservano come tale pellicola sia stata girata senza la consultazione preventiva con alcuno di loro. Tale fatto è gravissimo sia in punto di diritto, poiché è evidente che il programma non è un reportage giornalistico, ma una iniziativa editoriale di carattere speculativo, che sotto il profilo dell’etica di un servizio pubblico”.

L’avvocato rimarca:

“Immagini definite ‘inedite ed esclusive’, girate dai Vigili del Fuoco, costituiscono materiale di indagine che dovrebbe essere consegnato alla Procura della Repubblica di Pescara, piuttosto che essere dato in pasto al pubblico senza nemmeno averlo preventivamente fatto visionare ai sopravvissuti ed ai familiari delle vittime, magari tramite i loro legali. La mancanza di rispetto e di sensibilità umana, nei confronti dei familiari di ben 29 vittime e dei sopravvissuti, appare macroscopica, ove solo si pensi che materiale similare in possesso della Procura della Repubblica di Pescara è ancora da questa ritenuto oggetto di segreto istruttorio”.

Il legale chiude il capitolo relativo alla diffida affermando:

“Affrontare la vicenda Rigopiano, trattando le vittime come comprimari necessari, non solo costituisce un’offesa nei loro confronti, ma rende qualsiasi prodotto non già un’iniziativa giornalistica, ma una fiction che utilizza cinicamente l’emozione popolare per fare audience. Alla luce delle considerazioni che precedono non posso, allo stato, che diffidare codesta società a mettere in onda la trasmissione ‘C’è qualcuno’, riservando, in difetto, azione risarcitoria per conto dei miei assistiti”.

In un altro passaggio della lettera, Reboa rivela un particolare interessante legato alle indagini. L’avvocato, riferendosi al lavoro di Michele Santoro, parla di:

“uno spettacolo televisivo che ha quali protagonisti dei servitori dello Stato che hanno fatto il loro dovere con splendida dedizione, ma che sono stati costretti ad affrontare difficoltà ed intemperie con mezzi inadeguati, quali la immotivata decisione di non far alzare immediatamente in volo uno dei quattro elicotteri HH101A Caesar in dotazione al 15° Stormo dell’Aeronautica Militare”.

Proprio su quest’aspetto il legale spiega:

“Da indagini difensive è emerso che tali mezzi sono adibiti tra l’altro a missioni di ricerca, soccorso ed evacuazione medica, e si caratterizzano per la particolare configurazione geometrica delle pale, che consentono di ridurre sensibilmente le problematiche di scarsa visibilità connesse all’atterraggio in zone sabbiose o nevose, e che risultano particolarmente vocate per il volo notturno”.

Secondo l’avvocato, dunque, l’invio di un elicottero sarebbe potuto risultare decisivo. Il passo successivo è l’individuazione delle responsabilità nella catena di comando:

“Ove la struttura della Protezione Civile avesse funzionato a dovere, attraverso la sala operativa nazionale avrebbero dovuto essere attivate le Forze Armate, le quali autonomamente o in concorso con le altre amministrazioni, avevano il potere e dovere di procedere all’immediata evacuazione ed al soccorso dei feriti tramite le risorse aeree, come prevede la direttiva concernente gli ‘indirizzi operativi per la gestione delle emergenze’ del 3 dicembre 2008. Ciò avrebbe probabilmente salvato vite umane ed evitato al mio assistito Giampaolo Matrone le gravi lesioni conseguenti l’essere stato per ben 60 ore sotto le macerie”.

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