Detenuto aggredisce due agenti nel carcere di Castrogno. I sindacati: “In Abruzzo è emergenza”
TERAMO, 11 settembre 2017 – Ancora violenze in un penitenziario abruzzese. Un detenuto di 52 anni, proveniente dal Lazio, ha dato in escandescenza, probabilmente a causa di un cocktail di alcool e psicofarmaci, nel reparto detentivo del penitenziario di Castrogno. Un agente che ha cercato di placarlo ha ricevuto un pugno in pieno volto e ha dovuto abbandonare il servizio per recarsi al pronto soccorso. Una nuova aggressione ai danni di un operatore della polizia penitenziaria, che segue la lunga scia di intemperanze verificatesi negli ultimi tempi nelle carceri della regione.
Il detenuto, responsabile dell’ultima aggressione nel penitenziario teramano, nel distruggere tutto ciò che aveva a portata di mano, mandando in frantumi anche un vetro, si sarebbe tagliato i polsi. Subito dopo avrebbe aggredito i poliziotti, intervenuti per fermarlo, schizzando parecchio sangue dalle vene.
Nel parapiglia un ispettore ha ricevuto un pugno in pieno volto ed è stato accompagnato in ospedale. Tuttora è in attesa di accertamenti epidemiologici, anche per verificare se vi sia stato contatto con il sangue del detenuto e se il sangue fosse infetto. Anche un altro agente intervenuto in aiuto dell’ispettore è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari.
Dure critiche, sulla gestione delle carceri in Italia e in particolare in Abruzzo, arrivano da Mauro Nardella, vice segretario regionale della Uil Pa – Polizia penitenziaria:
“Il disastro provocato dalla sentenza della Cedu, in ordine alla cosiddetta sentenza Torrigiani, unito a quello prodotto dal fallimento del Rems (Residenza Esecuzione Misure di Sicurezza), troppo elegantemente e velocemente definite l’unica soluzione al problema degli ospedali psichiatrici giudiziari, hanno fatto rompere gli argini di un fiume già in piena per il sovraffollamento, reso ancor più vulnerabile per il venir meno dei requisiti di sicurezza intervenuti a seguito della frettolosa riduzione degli organici di polizia penitenziaria. Se si aggiungono i tanti problemi derivanti dall’accorpamento del provveditorato abruzzese con quello del Lazio, ecco che la frittata è fatta. E non importa se le uova e qualche ossa le continuano a rompere solo ai poliziotti penitenziari”.
Nardella lancia l’allarme:
“Quello che sta accadendo ai danni degli operatori penitenziari nelle carceri italiane non ha eguali nella loro storia. A questo triste primato non si sottrae nemmeno quella che fino a qualche tempo fa era ritenuta quasi una zona franca da questo punto di vista: l’Abruzzo. Non si contano più le aggressioni, le risse e quant’altro contribuisce a dare vita a veri e propri bollettini di guerra”.
Poi passa in rassegna la situazione nei vari penitenziari abruzzesi. Nel Chietino – avverte il sindacalista – il quadro peggiore:
“È notizia di pochi giorni fa l’aggressione subita da un assistente capo in quel di Lanciano ad opera di un detenuto. Al poliziotto, oltre alle botte ricevute, è stato sottratto il ferro per la battitura delle inferriate, autentica arma bianca se utilizzato in maniera impropria. Restando in provincia di Chieti, proprio nel carcere del capoluogo, nel mese di luglio un detenuto di origine africana ha aggredito con inaudita violenza due baschi blu, i quali per le ferite riportate sono dovuti ricorrere alle cure del locale pronto soccorso ed ancora non rientrano in servizio. Un’altra aggressione è avvenuta, invece, l’8 agosto e sempre nel reparto dove era ubicato il recluso di origine senegalese. Qui il detenuto ha aggredito vari colleghi. Di questi, tre sono ricorsi alle cure del locale pronto soccorso. La loro prognosi al momento è di 30 giorni, anche se temiamo ne saranno molti di più”.
Situazione non facile anche a Pescara e Teramo:
“Queste due carceri sembrano essere divenute un rifugio peccatoris. In entrambe le case circondariali, infatti, stanno aumentando in maniera preoccupante il numero di soggetti psicotici ed extra comunitari. Con essi non è detto che non aumenti ancor di più la probabilità di violenti attacchi nei confronti degli operatori penitenziari. Tra l’altro è storia recente lo spappolamento della mandibola subita da un sovrintendente nel carcere pescarese, proprio per mano di un soggetto con problemi psichiatrici. A Teramo è sempre più drammatica la problematica legata alla carenza di personale femminile di polizia penitenziaria. Qui il divario amministrativo prodotto dal Provveditorato regionale è evidente, visto che le donne della penitenziaria abbondano negli istituti di Pescara e Sulmona. Anche il personale maschile difetta in numero. Per questo motivo quotidianamente viene richiamato in servizio dal riposo o congedo”.
E’ emergenza anche nell’Aquilano:
“Nella provincia aquilana le cose non vanno certo meglio: l’aggressione subita dal medico nel super carcere di Sulmona circa un mese fa, ha visto il trasferimento del detenuto in altro carcere e la comminazione allo stesso della cosiddetta sorveglianza particolare ex articolo 14 bis. Questo è segno che l’amministrazione penitenziaria in questo caso ha operato più che bene. Purtroppo la stessa cosa non si può dire l’abbia prodotta nel campo dell’amministrazione della pianta organica di polizia penitenziaria. Per questo motivo e per la sordità dimostrata in occasione dei reclami predisposti, tutte le Organizzazioni sindacali di categoria hanno sospeso le relazioni sindacali con la Direzione del carcere. I primi effetti ci saranno domani, in occasione della convocazione ricevuta per contrattare la riorganizzazione del lavoro del penitenziario peligno ed al cui tavolo non siederanno le organizzazioni sindacali. Ad Avezzano, invece, sta accadendo quello che tutti temevano. Sempre di più sono gli arrestati condotti nella struttura fucinense. Ciò contrasta in maniera forte e determinante con la caratteristica del circuito ad esso assegnato. Come è risaputo, infatti, il circuito di pertinenza al carcere avezzanese è quello della custodia attenuata. Per tale motivo venne attivata la sorveglianza dinamica e giustificata la riduzione, mai condivisa, dell’organico di polizia penitenziaria. Il fatto che ora vengano assegnati a questo carcere arrestati sottoposti a isolamento giudiziario o, nella peggiore delle ipotesi, a sorveglianza a vista, distrugge ancor più quel sottile equilibrio che, seppure in condizioni precarie, è riuscito a garantire un minimo di diritti soggettivi al personale. Il carcere dell’Aquila, infine, continua ad evidenziare la mancanza di sottufficiali da utilizzare nelle postazioni di video conferenza”.
Nardella conclude annunciando una manifestazione di protesta:
“Considerare critica la situazione delle carceri abruzzesi non è quindi un eufemismo. Questo stato di cose lo grideremo ad alta voce nella manifestazione nazionale che si terrà dinanzi il ministero della giustizia il 19 settembre prossimo, in occasione del bicentenario della nascita del Corpo di Polizia penitenziaria. D’altronde, cosa c’è da festeggiare?”