Abruzzo, tartufo bianco a 350 euro l’etto. La produzione diminuita tra l’80 e il 90 per cento
PESCARA, 23 ottobre – Tra i prodotti penalizzati dalla grande siccità estiva c’è anche il tartufo, che in Abruzzo farà registrare un calo drastico della produzione annuale con il conseguente aumento dei prezzi. A tracciare le prime stime di un’annata, quella del 2017, particolarmente difficile per l’agroalimentare è Coldiretti Abruzzo, che sottolinea come in questi giorni, relativi alle prime settimane di raccolta, il tartufo bianco venga quotato su prezzi che possono arrivare anche a 3500 euro il chilo.
Prezzi decisamente più contenuti, anche se superiori a quelli standard, per il più economico tartufo nero (varietà ‘uncinato’), che raggiunge quotazioni fino a 400 euro al chilo.
Una situazione che, per Coldiretti, sarebbe direttamente legata al drastico calo della produzione, provocata dal caldo eccessivo dell’estate appena trascorsa, che in alcune zone avrebbe raggiunto anche il 90%. Una batosta per il settore, che in regione coinvolge oltre 7mila cavatori per almeno 200 quintali di tartufo (stime sicuramente al ribasso, come precisa l’associazione di categoria, soprattutto considerando che negli ultimi anni sono nati numerosi impianti tartufigeni causa delle ottime prospettive di mercato) su un territorio che per il 35% ha caratteristiche idonee al nero pregiato, per il 27% a quello bianco.
“Anche se per le precipitazioni si spera nelle prossime settimane, a far innalzare il prezzo sono state le condizioni climatiche non favorevoli perché il Tuber magnatum Pico (bianco) – sottolinea la Coldiretti – si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Con l’autunno si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia circa 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti, per un business stimato attorno al mezzo miliardo di euro, tra fresco e trasformato”.
Coldiretti ricorda inoltre come la ricerca dei tartufi rappresenti una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive, dove si configura come una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici.