PESCARA, 14 dicembre – Chiesta l’imputazione coatta per il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, e per il segretario regionale del Pd, Marco Rapino per la vicenda degli sms, delle telefonate e delle lettere per il sì al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che sarebbero state indirizzate ai cittadini per conto del governatore. A chiederla al gip del Tribunale di Pescara è stato l’avvocato Michele Pezone, in rappresentanza del cittadino Augusto De Sanctis, autore di alcuni esposti sulla vicenda. Sia D’Alfonso che Rapino sono indagati con le accuse di abuso d’ufficio e violazione dei dati personali.

In subordine il legale di De Sanctis ha chiesto un supplemento di indagine, per alcune presunte carenze investigative, mentre gli avvocati delle difesa, Milia e Tenaglia, si sono associati alla richiesta di archiviazione già avanzata dal pm Salvatore Campochiaro.

In seguito all’opposizione del legale di De Sanctis, il gip Di Carlo aveva respinto la richiesta del pm e fissato l’udienza che si è tenuta oggi. Il gip si è riservato di decidere e nei prossimi giorni si conoscerà la sua decisione.

Alla base del procedimento, gli esposti presentati da De Sanctis, nei quali si lamentano l’invio di sms con finalità di propaganda elettorale al numero privato del proprio cellulare, e alcune telefonate dello stesso tenore, che sarebbero state effettuate per conto del presidente della Regione, nel corso delle quali l’interlocutore, a precisa richiesta di identificarsi, si sarebbe rifiutato di fornire il nominativo. In un altro esposto, il cittadino ha segnalato una lettera per il sì al referendum costituzionale, che riportava lo slogan “La Regione dice La Regione fa” e che è stato anche oggetto di una sanzione, ai danni della Regione, da parte dell’Agcom.