Alba Adriatica, epidemia di gastroenteriti: per i periti del Tribunale non fu colpa dei depuratori
TERAMO, 19 febbraio – L’epidemia di enteriti e gastroenteriti, che nel 2010 portò in ospedale numerose persone tra cui molti bambini, in vacanza ad Alba Adriatica, non fu colpa dei depuratori. Almeno secondo la super perizia affidata dal giudice Flavio Conciatori ai docenti Marco Guida e Massimiliano Fabbricini, che questa mattina hanno relazionato in aula sulle attività svolte.
Per i due periti, infatti, tutti gli impianti di depurazione “incriminati” (quelli di Villa Rosa-Alba Adriatica, Corropoli, Sant’Omero, Nereto e Sant’Egidio alla Vibrata), negli anni 2007-2010, “erano proporzionati e funzionali alla corretta attività di depurazione delle acque reflue”, seppur con configurazioni impiantistiche obsolete che avrebbero “richiesto una gestione del servizio depurativo particolarmente attenta e minuziosa”, come scrivono nella sintesi delle risposte alle domande poste dal giudice.
E seppur vi furono delle “anomalie di funzionamento dell’impianto di Villa Rosa-Alba Adriatica in corrispondenza degli episodi patologici in questione” e una “generale non diligente gestione degli impianti di depurazione di Corropoli, Sant’Omero, Nereto e Sant’Egidio alla Vibrata”, non avrebbero comunque inciso sugli episodi contestati.
Per i periti, infatti, se le criticità rilevate avrebbero contribuito, in maniera episodica per quel che riguarda l’impianto di Villa Rosa-Alba Adriatica o sistematica per quanto riguarda gli altri impianti, “all’alterazione dello stato di qualità delle acque superficiali interne e marino costiere”, difficilmente questo stato di cose può essere considerato come la causa degli “episodi patologici” riscontrati nell’agosto del 2010.
Al contrario, per i periti, lo stato di alterazione delle acque del Torrente Vibrata, “documentata fin dal 2004 dall’Arta Abruzzo” ed il suo peggioramento già a monte dell’impianto di depurazione di Villa Rosa-Alba Adriatica, dove la stesa Arta aveva individuato oltre ad un’importante attività zootecnica anche la presenza di scarichi di acque di dilavamento del terreno, rappresenterebbero elementi che consentirebbero di affermare ” che l’apporto di inquinanti derivanti da scarichi abusivi di reflui municipali e di reflui provenienti da attività zootecniche nelle acque superficiali interne e nelle acque marino costiere, possa aver inciso sugli eventi in maniera non trascurabile”.
Perizia destinata a rappresentare un tassello fondamentale all’interno del processo che vede sul banco degli imputati l’ex presidente della Ruzzo Reti Giacomo Di Pietro e altre cinque persone che all’epoca si trovavano ai vertici della Ruzzo e della controllata Spt:Gian Mario Fabbi, Domenico Giambuzzi, Enrico Maria Giuseppe Bisanzio, Alfonso Cuccodrillo e Domenico De Flavis, che a vario titolo ed in base alle diverse posizioni devono rispondere di accuse che vanno dal disastro ambientale all’epidemia colposa fino alle lesioni.
Secondo l’accusa, vi sarebbe un nesso di causalità tra quell’epidemia di enteriti e gastroenteriti e l’inquinamento del Torrente Vibrata e, di conseguenza, del tratto di mare antistante Alba Adriatica.Inquinamento che, secondo i consulenti di parte della Procura, sarebbe stato causato dal malfunzionamento dei sei depuratori della Val Vibrata, gestiti all’epoca proprio dalla Ruzzo Reti.
Non così per i consulenti della difesa e per i consulenti del Tribunale. Dopo la loro audizione il processo è stato aggiornato alla prossima udienza.