D’Alfonso salvo per un voto, Consiglio regionale dice no a incompatibilità. M5s: “Patetico”
L’AQUILA, 8 maggio – La maggioranza che sostiene la giunta D’Alfonso sceglie la prova di forza e, con un solo voto in più, respinge l’istanza di incompatibilità nei confronti del governatore, eletto senatore alle politiche del 4 marzo scorso.
Il centrosinistra dalfonsiano dunque resiste, nonostante sia ormai sotto assedio. Non sono soltanto le opposizioni, infatti, a denunciare l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di senatore. Il caso D’Alfonso è ormai un caso nazionale, sottoposto alla satira e agli sberleffi di svariati programmi televisivi, e posto all’indice, da numerosi osservatori, come esempio di estremo attaccamento ai posti di potere.
I livelli di consenso nei confronti del centrosinistra, in Abruzzo, sono in caduta libera. Basti pensare che il Pd dalfonsiano alle ultime politiche ha preso 5 punti in meno rispetto alla media nazionale, già ai minimi storici. Incurante delle opinioni e dell’insofferenza dei cittadini, però, D’Alfonso tira dritto con una gestione muscolare della vicenda: con 16 voti contro e 15 a favore, la sua maggioranza ha respinto l’istanza di incompatibilità.
Il cavillo al quale si aggrappa la maggioranza di centrosinistra è sempre lo stesso. Non sussistono, per ora, cause di incompatibilità – è la tesi dei dalfonsiani – in quanto lo status ufficiale di senatore scatta solo dopo la convalida da parte della Giunta per il regolamento del Senato.
Una evidente forzatura che contrasta con la verità sostanziale dei fatti e che ha come unico obiettivo quello di dare a D’Alfonso, in caso di elezioni politiche anticipate, la possibilità di scegliere la poltrona più comoda.
Da rimarcare, però, come la corte dalfonsiansa si stia assottigliando pericolosamente. In Consiglio regionale il governatore l’ha spuntata sul filo di lana, visto che tre esponenti di maggioranza, ovvero gli ex assessori Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, e il consigliere Mario Olivieri, hanno votato con le opposizioni a favore dell’istanza di incompatibilità.
Inoltre ha destato la reazione polemica del M5s e del centrodestra il “no” del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio che, secondo le opposizioni, ha cambiato posizione rispetto all’astensione tenuta nel corso della Giunta per le elezioni dello scorso 26 aprile. Anche allora fu deliberata la non sussistenza di cause di incompatibilità, rinviando la decisione proprio al voto del Consiglio regionale.
Da qui la decisione di presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Di Pangrazio, annunciata dal capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri. Di Pangrazio ha replicato che la sua prerogativa “non è quella di stare attaccato alla poltrona, ma di gestire nel migliore dei modi il Consiglio regionale. Il presidente ha titolo a dire la sua perché è anche consigliere regionale”.
Il voto del presidente del Consiglio regionale ha generato anche un vivace scontro dai banchi delle opposizioni. “Giuda”, lo ha apostrofato il consigliere di Forza Italia, Mauro Febbo. Poi sono arrivati gli applausi ironici accompagnati da ‘buu’ e ‘vergogna’.
D’Alfonso, dopo il voto del Consiglio regionale, commenta:
“Mi sembra di capire dalla lettura dei giornali che si sta risolvendo per ragioni di politica nazionale il tema del doppio incarico, perché mi sembra di capire che stia scivolando via il ruolo di senatore. Non sono dispiaciuto, non sono addolorato. Giudico soltanto laicamente. Fino ad oggi sono stato convocato quattro volte in Senato e non c’è stata l’occasione per determinare un voto che materializzasse il conflitto di interessi”.
Il governatore si sofferma anche sugli equilibri precari in Consiglio regionale, messi in risalto dal margine risicato con il quale ha prevalso nel voto sull’incompatibilità:
“La maggioranza c’è e mi pare anche ripulita. Io personalmente continuo a pensare che ci siano ragioni per recuperare ogni disagiato. Però una maggioranza ripulita c’è”.
E giù affondi contro le opposizioni:
“Mi è sembrato che il dibattito di oggi sia stato un po’ affaticato, perché ciascuno voleva fare più uno. Sembra che un soggetto politico volesse incassare l’ immediatezza di un voto perché pensa di avere il vento in poppa – è la stilettata nei confronti del M5s – mentre il centrodestra, con un po’ più di trattenimento, ma ha partecipato al dibattito interno. Io invidio coloro i quali godranno della vita lunga del Consiglio regionale senza che abbiano fatto fatica a votare sì”.
I pentastellati oggi in Consiglio regionale si sono presentati in compagnia di due figure, “Deputati del Regno”, che impersonavano Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Uno sberleffo alle citazioni del presidente D’Alfonso.
Sara Marcozzi, del M5s, attacca a testa bassa:
“Il Consiglio regionale d’ Abruzzo ha respinto l’istanza di incompatibilità nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso, eletto senatore nelle scorse politiche del 4 marzo. E’ questa la clamorosa decisione che la maggioranza del Governo regionale di Luciano D’Alfonso ha imposto oggi alla nostra Regione, invece di prendere atto dell’incompatibilità, sancita dall’articolo 122 della Costituzione e dal Regolamento del Consiglio Regionale, e deliberare la conseguente contestazione di incompatibilità a Luciano D’Alfonso. Un atteggiamento di prepotenza istituzionale paradossale e in spregio della democrazia. Un atto di equilibrismo istituzionale che vede conniventi tutti i consiglieri regionali di maggioranza. Ancora una volta la maggioranza pone la carriera politica del presidente D’Alfonso davanti agli interessi della comunità abruzzese”.
L’esponente pentastellata prosegue:
“Quello che avrebbe dovuto essere un semplice adempimento burocratico di constatazione delle due cariche è stato rimesso ancora una vola alla volontà della maggioranza di governo solo per agevolare la carriera politica di un uomo. E gli abruzzesi devono aspettare che tra un impegno e l’altro da senatore, Luciano D’Alfonso trovi qualche ritaglio di tempo per fare il presidente della nostra regione. Cos’altro deve accadere perché il Presidente D’Alfonso si renda conto che sta facendo il peggio per l’Abruzzo? Prosegue imperterrito la strada dell’equilibrismo fanta-giurisprudenziale, citando come precedenti per lui plausibili Mazzini e Garibaldi, deputati del Regno nel 1866, nella personalissima interpretazione delle leggi a suo abuso e consumo. Un atteggiamento che è ormai straripato dall’arrogante al patetico. Una Regione intera è paralizzata con la connivenza di una maggioranza che guarda sempre più al proprio orticello e non al benessere dell’Abruzzo. Quello che sta accadendo in questa regione è un caso unico in Italia. Siamo sicuri che gli abruzzesi meritino di meglio e faremo tutto quanto nelle nostre possibilità, tutto quanto la legge ci consente, per ridare all’Abruzzo la dignità persa negli ultimi 10 anni”.