Discarica dei veleni di Bussi, la Cassazione annulla le condanne: 4 assoluzioni e 6 prescrizioni
BUSSI, 29 settembre – Il disastro ambientale di Bussi rischia di restare sostanzialmente senza colpevoli. Nessuno, in pratica, è responsabile di avere creato, nell’area del polo chimico, la discarica dei veleni più grande d’Europa. La Corte di Cassazione, ribaltando la sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila nel febbraio scorso, ha annullato la sentenza di condanna per dieci dei 19 imputati: 4 assoluzioni e 6 prescrizioni per gli ex manager precedentemente condannati. A rischio, ora, sia i risarcimenti che la bonifica.
Annullata senza rinvio la sentenza di condanna per Luigi Guarracino, Giancarlo Morelli, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio per non aver commesso il fatto. Annullata senza rinvio la sentenza di condanna per avvenuta prescrizione nei confronti di Maurilio Aguggia, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Angelo Domenico Alleva, Nazareno Santini e Carlo Vassallo. Praticamente annullata, dunque, nella sua totalità, la sentenza di condanna dei giudici della corte d’assise d’Appello.
Le condanne pronunciate dalla Corte d’Assise d’Appello, dai due ai tre anni, erano comunque tutte coperte dall’indulto. Ma le parti civili puntavano sulla conferma per i risarcimenti. Ora, invece, la strada è tutta in salita. La Cassazione, oltre ad annullare agli effetti penali la sentenza d’Appello, ha anche revocato le statuizioni civili, ossia le provvisionali sulle quali le parti, tra cui presidenza del Consiglio, ministero dell’Ambiente, Regione e Provincia, oltre ad associazioni ambientaliste e privati cittadini, avrebbero dovuto basare la causa in sede civile.
La decisione della Corte è stata appresa con sconforto dai legali di parte civile, secondo i quali il risultato è che ora “la bonifica la pagherà lo Stato”.
La Suprema Corte ha nuovamente ribaltato l’esito di un processo partito in salita. In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d’Assise di Chieti aveva assolto tutti i 19 imputati. I giudici di secondo grado invece avevano riconosciuto il disastro ambientale e quindi condannato 10 degli imputati, mentre avevano dichiarato prescritto l’altro capo dell’imputazione, l’avvelenamento colposo di acque. Ora la Cassazione, annullando le statuizioni civili, ha ritenuto evidentemente il processo prescritto prima della sentenza di primo grado.
Il sostituto pg della Cassazione Simone Perelli, in udienza, aveva invece chiesto l’inammissibilità dei ricorsi degli imputati, ritenendoli basati su rivalutazioni di elementi di merito, mentre per quanto riguarda la prescrizione, aveva ritenuto corretto il calcolo dei giudici dell’Aquila che hanno datato la commissione del reato al 2002, anno in cui lo stabilimento è passato di proprietà, rilevato dalla Solvay.