Elezioni regionali, Beppe Grillo: “Gli abruzzesi ci ridiano 700mila euro”. Scoppia la polemica
PESCARA, 13 febbraio – “Io accetto tutto, che il popolo abruzzese abbia deciso e ha fatto benissimo. Chiedo solo una cosa, ufficialmente: che ci diano indietro i 700mila euro che gli abbiamo dato l’anno scorso, le 4 ambulanze e gli spazzaneve a turbina…”. Così Beppe Grillo, ieri sera, durante un passaggio del suo spettacolo a Bologna, facendo riferimento ai fondi del Masterplan Abruzzo e al risultato delle elezioni regionali, che hanno visto il Movimento 5 stelle fermarsi al terzo posto, con il 20,2% dei voti. “Sull’Abruzzo quello che sto prendendo adesso è il maalox, con la vaselina, insieme…”, ha detto Grillo. Immediata scoppia la polemica.
“Le dichiarazioni di Grillo superano la comicità: chiedere indietro agli abruzzesi i 700mila euro donati dai consiglieri regionali, quattro ambulanze e gli spazzaneve a turbina fa rima con voto di scambio. Se tanto mi dà tanto…che succederà con il reddito di cittadinanza?”, dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.
“Rimango profondamente sconcertato dalle parole pronunciate da Beppe Grillo ieri, quando, pieno di rabbia per la cocente sconfitta subita dal M5s in Abruzzo, ha chiesto indietro i 700-000 euro, le ambulanze e gli spazzaneve a turbina a suo dire donati agli abruzzesi”. Così il senatore Nazario Pagano, coordinatore di Forza Italia in Abruzzo.
“Vorrei ricordare al signor Grillo, – aggiunge – che quei soldi provengono dalle casse dello Stato: sono denari pubblici, semplicemente stornati. La bassezza di queste affermazioni, a cui lui e il Movimento Cinque Stelle ci hanno tristemente abituato, è ancora più grave se si pensa ai disagi subiti dagli abruzzesi per il maltempo e ai morti che ha provocato. Torna subito alla mente, la tragedia di Rigopiano, dove Luigi Di Maio non si è risparmiato la passerella prima del voto. Un atteggiamento vergognoso e irrispettoso, che offende profondamente gli abruzzesi e gli italiani tutti”.
“La battutaccia contro gli abruzzesi di Beppe Grillo non è satira. Ci troviamo di fronte alla esplicitazione di una rabbia politica dovuta al flop elettorale dei pentastellati, alla presa d’atto della loro incapacità ad amministrare il Paese e gli enti locali. Grillo è arrabbiato per il nuovo scenario politico che vede un nuovo centrosinistra civico e popolare alternativo alla destra sovranista. Ed i 5 stelle sempre più irrilevanti. Che vuol dire ‘gli abruzzesi restituiscano i 700mila euro’ del tanto osannato restitution day? Che M5s agisce per il solo scopo del voto di scambio? Vorrei ricordare al tragi-comico nazionale che il Pd, con quella che loro chiamavano ‘legge mancia’, ha destinato 11 milioni di euro al territorio del cratere 2009. Somme ben più rilevanti e il cui destino è stato affidato ai comuni. Ora che hanno loro in mano il destino dei terremotati, con un sottosegretario e un commissario di loro nomina, da nove mesi tutto fermo. La satira, dunque, non c’entra nulla. Si tratta di un messaggio grave e insolente. Grillo ha capito che M5s è destinato ad un futuro di irrilevanza politica e che l’unica alternativa a questo centrodestra a trazione sovranista è il centrosinistra. Un centrosinistra che in Abruzzo ha segnato un primo passo di riscatto, con la ricostruzione di una alleanza ampia che vede protagoniste le forze progressiste, liberali e civiche”. Così Stefania Pezzopane, della Presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Le parole triviali e inaccettabili di Beppe Grillo sull’Abruzzo dimostrano la concezione grillina della responsabilità di governo: un baratto elettorale”. Lo dichiara il deputato di Forza Italia Claudio Pedrazzini.
“Per i 5 Stelle – prosegue – cittadini e territori vanno sostenuti solo nella misura in cui assicurano un ritorno in termini di consenso. In caso contrario possono andare incontro al proprio destino. Il fatto che queste dichiarazioni siano state pronunciate all’interno di uno spettacolo poco cambia: Grillo ci ha abituato al suo modo di confondere i piani, indirizzando l’azione politica del suo movimento secondo le stesse, assurde logiche di una tragicommedia teatrale. Lo conferma l’arroganza, mista a dilettantismo, con cui i pentastellati si approcciano alle istituzioni e alla guida del Paese”, conclude.