Omicidio D’Elisa, la procura generale chiede la conferma della condanna a 20 anni
VASTO, 3 luglio – La procura generale della Cassazione ha chiesto la conferma della condanna a 20 anni, inflitta in appello lo scorso anno, a Fabio Di Lello, l’uomo di Vasto accusato di essersi fatto giustizia da solo, uccidendo a colpi di pistola Italo D’Elisa, 21 anni, che sette mesi prima aveva investito sua moglie Roberta, deceduta poco dopo in ospedale.
E’ quanto ha chiesto il sostituto Simone Perelli, invitando la prima sezione penale a rigettare il ricorso del procuratore generale dell’Aquila, che chiede di aumentare la pena escludendo le attenuanti generiche, riconosciute invece dall’appello che aveva ridotto di 10 anni la condanna emessa in primo grado con rito abbreviato. E va allo stesso tempo rigettato, secondo il pg, il ricorso della difesa dell’imputato, che tra le altre cose chiede di riconoscere l’incapacità di intendere e volere.
“I giudici d’appello – ha sottolineato Perelli – hanno riconosciuto un grave turbamento emotivo, ma non sufficiente a riconoscere il vizio parziale di mente. E hanno ritenuto di riconoscere le attenuanti generiche con una motivazione non contraddittoria e non illogica. La corte non ha trascurato la gravità del fatto ma ha valutato gli effetti del dolore causato dalla perdita della compagna di vita, tramutato in un’ossessione, che ha portato a un gesto ‘riparatorio’, ancorché primordiale”.
Quanto alla richiesta della difesa, il pg di Cassazione sottolinea che “lo studio delle abitudini di vita, il fatto che abbia studiato sui social il volto della vittima per non sbagliare obiettivo”, sono circostanze che confermano la valutazione dei giudici d’appello sulla responsabilità e sulla premeditazione: “La povera vittima non conosceva l’imputato, tanto che come si vede bene dalle telecamere di sorveglianza, non si è mosso vedendo Di Lello avvicinarsi. Questo porta ad escludere qualsiasi atteggiamento provocatorio”.
Le parti civili chiedono di accogliere il ricorso del pg dell’Aquila, ritenendo che Di Lello abbia “giustiziato un ragazzo sparandogli in testa”. “Sono passati tre anni dal funerale di Roberta – ha detto l’avvocato di Di Lello, Paolo Andreoni – ed è arrivato il momento del silenzio, Fabio sconterà la sua pena ma abbiamo chiesto che sia una pena giusta. Il vero neo di questo processo è stata la fase istruttoria durata 23 giorni, con tre famiglie che piangevano. Si è celebrato un processo per omicidio con quattro udienze”.