Tentata estorsione a D’Alfonso: a processo il supertestimone Cantagallo e altri tre
PESCARA, 4 luglio – A processo Giuseppe Cantagallo, geometra di Penne accusato di tentata estorsione nei confronti dell’ex presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso nell’ambito del processo Mare-Monti. Il gup Antonella Di Carlo, oggi pomeriggio, ha rinviato a giudizio anche la moglie e la figlia di Cantagallo, accusate di falso per avere istigato il medico Carmine Marini, anche lui a processo con l’accusa di favoreggiamento, a confezionare dei certificati medici dai quali emergeva che Cantagallo fosse in cura da lui, “benchè lo stesso – sostiene il pm Anna Rita Mantini – non l’avesse visitato da anni”.
Cantagallo nel 2017, poco prima di deporre come supertestimone dell’accusa nel processo Mare-monti, inviò una e-mail a D’Alfonso chiedendogli 130mila euro in cambio del suo silenzio. L’ex governatore denunciò l’accaduto e Cantagallo finì indagato per tentata estorsione. Una volta scattata l’inchiesta, il geometra non si è presentato né all’interrogatorio di garanzia né in aula, presentando i certificati medici che hanno messo nei guai la moglie, la figlia e il medico Marini.
In mattinata lo psichiatra Raffaele De Leonardis aveva illustrato le risultanze della perizia disposta dal giudice, dalla quale è emerso che nel 2017, all’epoca dei fatti, Cantagallo “risultava affetto da deterioramento cognitivo lieve-moderato, conseguenza di episodio ischemico cerebrale occorso il 2 aprile del 2000”, ma che oggi nel complesso “ha capacità residue tali da consentirgli una utile e cosciente partecipazione al procedimento penale”.