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Teramo, costrette a prostituirsi con violenze, minacce e riti vodoo: 6 arresti

Teramo, costrette a prostituirsi con violenze, minacce e riti vodoo: 6 arresti

TERAMO, 20 luglio – Arrestate sei persone, dalla squadra mobile di Teramo, nell’ambito di una complessa attività di indagine sulla tratta di esseri umani, lo sfruttamento ed il favoreggiamento della prostituzione ed il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quattro donne nigeriane sono state condotte in carcere e un cittadino teramano, proprietario degli appartamenti nei quali dimoravano le giovani prostitute, è stato posto ai domiciliari. Deve essere ancora eseguita una sesta misura cautelare, di custodia in carcere.

L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale dell’Aquila,  è stata condotta monitorando costantemente la zona della strada “Bonifica del Tronto” allo scopo di interrompere il costante flusso di giovanissime donne nigeriane, reclutate in patria con la promessa di un lavoro in Europa e poi fatte giungere clandestinamente attraverso disperati viaggi lungo la rotta mediterranea, anche in seguito alla sottoposizione a riti voodoo a garanzia del pagamento del debito per il  viaggio, pari a 25.000 o 30.000 euro.

Una volta arrivate in Italia, le donne erano costrette con violenze e minacce a prostituirsi, consegnando i proventi a chi le aveva reclutate in patria ed ai loro referenti in Italia. Sono state individuate e identificate 12 giovani vittime, che alloggiavano in 5 appartamenti, di cui 4 a Martinsicuro e uno a  Monsampolo del Tronto.

Tre delle donne arrestate sono accusato di avere sfruttato la prostituzione delle giovani donne nigeriane ospitate in casa, in quanto ne percepivano i proventi ed in molti casi costituivano un vero e proprio terminale di supporto dell’organizzazione nigeriana che ne aveva curato il reclutamento, la sottoposizione al rito in Nigeria e il viaggio in Italia. Sarebbe stato accertato che alcune delle vittime si trovano ancora in una condizione di assoggettamento totale ad una delle arrestate, che le costringeva a prostituirsi per estinguere il loro debito, picchiandole e minacciandole anche con la forza di nuovi riti juju da eseguire nei loro confronti e con la conseguenza di procurare del male o a loro o ai loro familiari. Il percorso di assistenza alle giovani vittime ha consentito ad alcune di loro, nel corso delle indagini, di raccontare tra le lacrime la storia di drammatica vulnerabilità vissuta fin dal momento del reclutamento ad opera dell’organizzazione in Nigeria, a Benin City.

 

 

 

 

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