Coronavirus, Marsilio sulla fase 2: “Chi garantisce sicurezza riapra”. Test sierologici su 5mila abruzzesi
PESCARA, 6 maggio – Gli abruzzesi al tempo del coronavirus? Resilienti e costruttivi, abituati a cadere e a ripartire: “Fiero e orgoglioso di loro”. E poi, il contributo dell’Abruzzo all’Italia per la produzione di mascherine: accanto alla Fater, c’è ora la Fameccanica che ha stipulato nelle scorse ore un accordo con il commissario Domenico Arcuri. Ogni provincia d’Abruzzo avrà il suo ospedale Covid 19 “perché con il virus conviveremo a lungo e bisogna far ritornare gli ospedali alla loro normalità”. Il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, archiviata la fase di emergenza, traccia un primo bilancio sulle conseguenze del blocco economico su alcuni strati della popolazione abruzzese.
“Il bonus famiglie – spiega – ci ha consentito di far emergere nuove sacche di povertà. Alle prime mille famiglie con disabili a carico, tra giovedì e venerdì, saranno accreditati i mille euro direttamente sui conti correnti. Nelle prossime ore saranno attivati i bonifici per le famiglie con tre figli a carico e, il residuo dei 5 milioni, sarà ripartito tra le famiglie con due figli. Spero di convincere il consiglio regionale a stanziare ulteriori 6/7 milioni da destinare alle famiglie con un figlio, nessun figlio e ai single. Arriveremmo così a 18 mila beneficiari, per un numero di 50 mila abruzzesi. Un aiuto vero, senza illudere nessuno, evitando di distribuire pochi spiccioli, come i 600 euro mai arrivati”.
Il presidente interviene poi sui test sierologici, quelli che definiscono il grado di immunità alla malattia, annunciando che 5.000 abruzzesi saranno chiamati dalla Croce Rossa a partecipare alla campionatura del ministero della Salute su 150 mila italiani. “Potremo avere una riposta significativa sul grado di presenza e di circolazione del virus, per regioni, genere, fasce d’età e di lavoro, sulla base della quale prendere nuove decisioni”. Sui tamponi, invece, sottolinea che verranno fatti solo in maniera selettiva.” Non ho mai parlato né mai parlerò di tamponamenti a tappeto – sottolinea Marsilio – con gli attuali laboratori, i quattro di Pescara, Chieti, Teramo, L’Aquila e altri privati in procedura di accreditamento, impiegheremmo sei mesi per processare tutta la popolazione abruzzese e non sarebbe utile, né con questo metodo né con questi tempi. Semmai avere più laboratori ci consentirà, in determinate circostanze, per esempio nel caso di nuove ipotetiche zone rozze, di individuare nuclei di asintomatici ed intervenire precocemente”.
Per quanto riguarda la ripresa delle varie attività Marsilio si dice convinto che chi è in grado di garantire le misure di sicurezza debba poter riaprire: “Abbiamo chiesto al Governo di cambiare prospettiva e di non fare prematuramente un calendario delle riaperture che non abbia una base oggettiva; intanto perché i territori non sono tutti uguali, così come è diverso il grado di rischio del contagio. D’altra parte è difficile convincersi che sia più pericoloso andare dal barbiere su appuntamento, con tutte le precauzioni e con le sanificazioni del caso, piuttosto che prendere l’autobus e andare in fabbrica o in ufficio, per quanto ci siano protocolli rigidissimi”. In sostanza, chi “rispetta la sicurezza e riesce a garantirla per sé e per gli altri, e si adegua agli standard imposti, può riaprire, che siano bar o parrucchieri o altro. A meno che, uno Stato che tiene fermi interi comparti si dimostri in grado di distribuire subito i dovuti ristori per i danni economici”.
Nel suo intervento Marsilio coglie poi l’occasione per rimandare al mittente le critiche sulla cassa integrazione in deroga. “Gli uffici della Regione stanno lavorando duramente ma la velocizzazione doveva farla il Governo – concludee il presidente – tutte le Regioni, e dico tutte, hanno chiesto di studiare una diversa procedura, data l’eccezionalità dell’evento e dei numeri. Basti pensare che in tempo di pace, occorrono due-tre mesi per allestire le pratiche, e non stiamo parlando certo della quantità di domande pervenute nelle ultime settimane nei nostri uffici. Il Governo non ha voluto ascoltare le regioni, scaricando su di loro la rabbia sociale dei lavoratori. Comunque entro questa settimana definiremo il 100 per cento delle pratiche. Poi toccherà all’Inps erogare quanto dovuto”.