Tangenti sulle pensioni d’invalidità, il medico Berghella agli arresti domiciliari
PESCARA, 16 dicembre – Si aggrava la posizione di Vincenzo Berghella, medico di base pescarese ed ex consigliere comunale e provinciale di Forza Italia, accusato di corruzione, induzione indebita a dare o promettere e millantato credito, nell’ambito dell’inchiesta sulle pensioni di invalidità. Il giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea ha infatti revocato il divieto temporaneo di esercizio della professione medica, emesso il 7 novembre scorso, e ha disposto per Berghella gli arresti domiciliari.
Una misura cautelare che è scattata in seguito alle dichiarazioni rese una decina di giorni fa, da una delle pazienti del medico, al pm Anna Rita Mantini. Stando a quanto ricostruito dal gip, che spiega come sull’attendibilità della donna “non possano formularsi dubbi”, Berghella avrebbe cercato di condizionare la paziente e il 24 novembre scorso, nella vigenza del trattamento cautelare”, l’avrebbe avvicinata nel tentativo di “indurla a riferire falsamente agli inquirenti circostanze afferenti i loro pregressi rapporti professionali”. La donna, in particolare, avrebbe dovuto dichiarare che le somme di denaro che aveva corrisposto a Berghella, “conclamate dalle attività tecniche svolte nel corso delle precedenti indagini, sarebbero da ascrivere al compenso per accompagnamenti presso commissioni mediche”. Infine la donna avrebbe dovuto spiegare che “altre rilevanti somme di denaro, pari a 30 mila euro, che aveva consegnato a Berghella, potevano essere giustificate come corrispettivo per l’acquisto di un autoveicolo”.
Secondo l’accusa invece Berghella, in cambio di danaro, si sarebbe speso a favore di diversi pazienti, per aiutarli ad ottenere l’assegno di invalidità. A pagare o ad impegnarsi a pagare sarebbero state più persone, oltre dieci, con cifre oscillanti tra settecento e settemila euro, a volte consegnate anche a rate. Più di una decina i pazienti che avrebbero pagato, o si sarebbero impegnati a pagare, cifre oscillanti tra i 700 e i 7.000 in euro, talvolta corrisposte in più tranche, con la speranza di ottenere il beneficio. Sempre secondo l’accusa, Berghella avrebbe ottenuto “indebitamente dai pazienti la promessa e materiale corresponsione di utilità patrimoniali non dovute, dissimulate sotto forma di asseriti pagamenti di emolumenti di proprie prestazioni professionali necessarie all’ottenimento di misure patrimoniali di sostegno alla disabilità”. Le somme erano percepite “per la propria attività di certificazione favorevole, da emettersi ai fini dell’ottenimento della pensione di invalidità civile”. Berghella avrebbe inoltre millantato “l’esistenza di rapporti privilegiati” con i componenti delle commissioni di invalidità, totalmente estranei alla vicenda. Secondo il gip, infatti, si trattava solo di “una vanteria”, che serviva “ad ottenere somme di maggiori consistenza dai propri pazienti”.
Uno schema che il medico avrebbe continuato a mettere in atto anche dopo essere finito sotto indagine. Stando a quanto riferito dalla paziente al pm, infatti, Berghella le avrebbe recentemente “prospettato di poter intervenire in un procedimento giudiziario pendente all’Aquila, riguardante la richiesta di danni avanzata dalla donna, potendo in particolare intercedere presso un perito nominato dal giudice e inducendola così a corrispondergli altro denaro per tale illecita attività”. Rivelazioni che hanno appesantito il quadro accusatorio, aggravando la posizione di Berghella e inducendo il gip a disporre gli arresti domiciliari per il medico.
Il pm, in realtà, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per Berghella, ex marito di Silvana Pica, la donna scomparsa misteriosamente nel 2012. Sarandrea ha però ritenuto “sufficiente l’applicazione di una misura custodiale meno afflittiva”, accompagnata dal divieto di allontanarsi dalla propria abitazione senza autorizzazione del giudice e dal divieto di comunicare, attraverso qualsiasi mezzo, con persone diverse dai familiari che vivono con lui.