Forum H2o: “Nell’acqua del Gran Sasso anche il cloroformio”
TERAMO, 23 dicembre – Nell’acqua del Gran Sasso, a novembre, è stata rilevata anche la presenza di cloroformio, un possibile cancerogeno per l’uomo. Acqua che in ogni caso non è mai stata immessa nella rete idropotabile. A tornare sulla questione dell’inquinamento delle acque è il Forum H20 che, carte alla mano (i referti pubblicati on line dalla stessa Asl sui campioni prelevati presso i laboratori, all’uscita a Casale San Nicola e in tutta la rete di distribuzione del teramano da agosto a novembre 2016), ha presentato al Ruzzo una richiesta di accesso agli atti per vederci chiaro.
“Dalla documentazione pubblicata dalla Asl – spiega il Forum – per quanto riguarda la contaminazione da cloroformio quest’ultimo è stato rinvenuto in ben due prelievi a distanza di quindici giorni, sia presso i Laboratori che a Casale San Nicola”.
E se nel primo prelievo, quello del 7 novembre, i valori erano in entrambi i casi appena al di sotto dei limiti di legge per le acque sotterranee, in quello del 21 novembre i valori risultavano tre volte superiori ai limiti, . Sempre a Casale San Nicola i cloroformio era presente anche nel campione prelevato il 10 novembre, con un valore pari al doppio del limite di legge.
“Il limite ambientale per le acque sotterranee per il cloroformio è di 0,15 microgrammi/litro – continua il Forum – Cioè se un semplice cittadino ha un pozzo in campagna e trova in quell’acqua valori superiori a 0,15 microgrammi/litro deve attivare le misure di messa in sicurezza, analisi di rischio e poi di bonifica della falda. Invece, e capiamo che possa apparire piuttosto strano ai non addetti ai lavori, per le norme sulla potabilità nelle acque destinate al consumo umano il limite è molto più alto, di fatto 30 microgrammi/litro. Lo stesso vale per il diclorometano trovato ad agosto. Il limite consigliato dai centri di ricerca governativi per le acque sotterranee per l’inquinamento ambientale è 0,15 microgrammi/litro, mentre per l’idropotabile è molto maggiore, 20 microgrammi/litro”.
Questo perché la clorazione dell’acqua a fini alimentari ha determinato l’azzeramento di malattie gravissime che erano collegate alla distribuzione di acqua con organismi patogeni.
“Il problema è che aggiungendo cloro – spiega il Fourm – per reazione con la materia organica naturalmente presente nell’acqua, si formano trialometani e, tra questi, il cloroformio. Sono sostanze indesiderabili ma per le quali bisogna tener conto dell’analisi costi-benefici del loro uso”.
Per quanto riguarda il Diclorometano, invece, il forum sottolinea come tale sostanza risulti tra quelle ricercate solo nei prelievi del 30 agosto, dove nei “laboratori si rileva una concentrazione di diclorometano di 0,355 microgrammi/litro, il doppio dei limiti per le acque sotterranee per quanto riguarda gli aspetti ambientali, mentre a Casale S. Nicola di 0,042 microgrammi/litro. L’acqua captata non risultava in distribuzione”, del primo settembre quando “ai Laboratori il Diclorometano è a 0,3 microgrammi/litro e con il referto dove l’acqua captata viene descritta come ‘in distribuzione’ mentre a Casale S. Nicola, dove l’acqua risultava sempre in distribuzione, era di sotto dei limiti di rilevabilità strumentale dell’Arta” e nel prelievo del 5 settembre dove la sostanza risultava in entrambi i siti al di sotto dei limiti di rilevabilità.
“Le date a cui si fa riferimento nel testo si riferiscono a quelle dei prelievi – aggiunge ancora un Forum – I referti arrivano alcuni giorni dopo. Si ricorda che dovrebbero esistere anche i controlli condotti direttamente dal Ruzzo, i cui referti attualmente non ci risultano disponibili al pubblico nella loro interezza”.
Da qui tutta una serie di domande in cerca di risposte:
“Il cloroformio è stato rilevato in assenza di clorazione volontaria a fini di disinfezione a scopi idropotabili, pertanto deve esserci una fonte di contaminazione presso i Laboratori o più a monte. Infatti mentre nei laboratori è presente solo cloroformio a Casale S. Nicola compaiono oltre al cloroformio anche altre sostanze del gruppo dei trialometani, che tipicamente si formano “a cascata” dopo un contatto tra cloro e materia organica contenuta nell’acqua” evidenzia il Forum, che si chiede “Come mai è stato cercato il Diclorometano proprio il 30 agosto? C’erano state segnalazioni specifiche? Da chi? In quali forme? Il cloroformio e il diclorometano sono stati rilevati con concentrazioni oltre i limiti di legge per le acque sotterranee e, pertanto, il sito deve essere a norma di legge considerato “sito potenzialmente contaminato” facendo scattare tutte le procedure di cui all’Art.242 e seguenti del Codice dell’Ambiente. È stata fatta la notifica prevista dalla legge, tenuto anche conto che i laboratori sono classificati quale impianto a rischio di incidente rilevante?”
Il Forum chiede inoltre come mai non vengano ricercate routinariamente sostanze usate nei laboratori, a partire dal diclorometano.
“Come mai proprio l’1 settembre le acque risultavano in distribuzione, quando nei giorni precedenti risultavano non distribuite? – continua il Fourm – La Asl e il Ruzzo dovrebbero chiarire meglio in che termini vengono usate questi termini. Abbiamo fatto un accesso agli atti al Ruzzo e hanno 30 giorni per rispondere. Anche loro avranno decine di referti dei controlli interni obbligatori. In realtà dovrebbero pubblicarli tutti. Auspichiamo che anche questo ente proceda come ha fatto la ASL, allegando possibilmente anche tutta la corrispondenza in loro possesso (cosa che la ASL non ancora fa). Sarebbe infine opportuno condurre i monitoraggi con laboratori accreditati Accredia per tutte le prove necessarie”.