A scuola si parla di gay, scoppia la polemica. L’avvocato: “Genitori con mentalità giurassica”

PESCARA, 20 marzo – Delle relatrici vicine ad Arcilesbica nazionale tengono una lezione su bullismo e cyberbullismo al liceo ‘Guglielmo Marconi’ e a Pescara scoppia la polemica, nelle aule, tra i genitori, sul web e sui social. Sulla vicenda abbiamo ascoltato il parere dell’avvocato abruzzese Andrea Cerrone, dottore di ricerca in tutela dei diritti fondamentali ed autore del contributo scientifico “Punire l’odio? La repressione dell’omofobia e la tutela delle minoranze” nel volume “Omosessualità, eguaglianza, diritti” di Carocci editore, Studi superiori, a cura di Angelo Schillaci.

 

Avvocato Cerrone, cosa pensa delle polemiche al liceo Marconi e più in generale delle prese di posizione contro il presunto insegnamento delle teorie gender?

“Non ne posso più di queste fantomatiche teorie gender. Ho sentito degli attacchi al Liceo statale Marconi di Pescara da parte, credo, di una o più organizzazioni di genitori e ne sono rimasto, ancora una volta, basito. A prescindere da questo caso, posso dire che spesso la scuola s’impegna per combattere le discriminazioni e, altrettanto spesso, anziché ricevere plausi, è costretta a confrontarsi con alcuni genitori dalla mentalità giurassica, che finiscono per ostacolare la formazione dei loro stessi figli in nome di non meglio precisati principi tradizionali. Se i genitori fossero educatori esclusivi dei loro figli, il mondo viaggerebbe ancor più al rallentatore di quanto non faccia oggi. L’arroganza di alcuni genitori è figlia di un retaggio che ancora stenta ad accantonarsi: i figli non sono proprietà dei loro genitori ed il sistema educativo ha il dovere di accompagnarli verso il futuro, non di proiettarli al passato. Gli esseri umani appartengono a se stessi e rendono conto al mondo; non sono certo l’estensione delle membra o, peggio, del cervello di chi li ha procreati o adottati”.

Il compito di educare non appartiene anche alle famiglie?

“L’istruzione parentale è solo una parte della galassia formativa cui i giovani sono tenuti. La nostra Costituzione e le leggi che le danno attuazione – e che ne hanno ampliato la portata – impongono l’educazione di tipo scolastico almeno per un certo numero di anni. Sembra un caso? Se le famiglie potessero far da sé, la Costituzione ci avrebbe detto di fare un po’ come ci pare. Il Costituente, invece, non si fida ciecamente delle famiglie e dovremmo esserne ben contenti perché, a fronte di tantissime famiglie civili, ne esistono ancora molte con genitori profondamente incivili. Ci basti fare un giro su Facebook per leggere i commenti inverecondi di tanti utenti genitori che, tra un post razzista ed uno omofobo, pubblicano la foto dei loro figli nel girello: vengo assalito dall’ansia per quei poveri bimbi. Nei giorni scorsi ho letto il commento di un utente ad un terribile fatto di cronaca, qui in Abruzzo, che inneggiava alle pubbliche fucilazioni o alle lapidazioni. Curiosando nel suo profilo ho scoperto che è un genitore. Non esagero se dico che quasi mi sono sentito male fisicamente”.

È dunque necessario che la scuola insista molto su questi temi?

“Io stesso ho assistito, non molto tempo fa, un ragazzo di Pescara insultato e preso a pugni in testa, solo perché gay, nel recinto della scuola pescarese che frequentava. Quel ragazzo ha rimediato un bel trauma cranico e diversi giorni di prognosi solo perché qualcuno non aveva capito ancora quanto fosse e quanto sia fuori dal mondo odiare qualcun altro per il suo orientamento sessuale. Allora, da cittadino, mi sento di ringraziare il Liceo Marconi di Pescara, il suo dirigente scolastico ed i suoi insegnanti per le ottime iniziative culturali: non si arrendano e non si lascino sopraffare dai pensieri sguaiati di chi, ripeto, a prescindere dal caso specifico, non ci volesse tutti uguali per dignità e diritti. Del resto, mi sembra fin troppo scontato che l’omosessualità non si apprende. Dunque non la si impara certo a scuola, né al catechismo, né in famiglia: si mettano finalmente da parte certe idee culturalmente imbarazzanti. La scuola ha il dovere di far sentire tutte le persone come appartenenti alla cerchia dei cittadini pleno iure, senza distinzione di genere, origine etnica o sociale, transessualità, colore della pelle, orientamento sessuale, disabilità, caratteristiche genetiche e quant’altro”.

L'avvocato Andrea Cerrone

L’avvocato Andrea Cerrone

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