Acqua del Gran Sasso, i sindaci chiedono interventi strutturali per una reale messa in sicurezza/ FOTO
TERAMO, 19 maggio – Interventi strutturali finalizzati alla definitiva messa in sicurezza della captazione delle sorgenti del Gran Sasso con l’intervento, anche finanziario dei soggetti coinvolti quali Istituto nazionale di fisica nucleare e quindi Governo, Strada dei Parchi e Ruzzo reti, un rapporto puntuale sull’utilizzo dei 100 milioni di euro inizialmente stanziati per la realizzazione della ‘terza canna’ del traforo del Gran Sasso e successivamente destinati dal Parlamento alla definitiva messa in sicurezza delle sorgenti e l’adozione di un protocollo dell’emergenza e di un protocollo della comunicazione di crisi con il coinvolgimento di tutta la filiera con l’obiettivo di garantire informazioni tempestive, chiare, documentate e trasparenti ai cittadini.
E’ quanto chiedono sindaci e Provincia di Teramo in un documento stilato al termine dell’assemblea di questa mattina, nella sede di Via Milli, alla quale hanno partecipato anche il vicepresidente della giunta regionale, Giovanni Lolli, il direttore della Asl Roberto Fagnano e il presidente della Ruzzo reti Antonio Forlini.
Il documento, che sarà approvato nella prossima seduta dell’assemblea dei sindaci e che sarà poi inviato alle relative istituzioni ed enti competenti, ribadisce tra le altre cose la priorità della risorsa idrica e di conseguenza dell’approvvigionamento idrico alle sorgenti del Gran Sasso e chiede oltre al superamento dei limiti della la legge regionale 9 del 2011 (costitutiva dell’Ente regionale risorse idriche) , “che non garantisce la reale partecipazione dei territori al governo della risorsa idrica”, anche l’istituzione di un comitato tecnico-scientifico con la partecipazione di una rappresentanza di sindaci.
“Ho voluto trasferire il dibattito su quanto è successo la scorsa settimana nel luogo istituzionalmente più corretto, l’Assemblea dei sindaci, perché i primi cittadini sono le massime autorità in fatto di protezione civile, ordine pubblico e sicurezza della popolazione – ha sottolineato il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino – nella scala dei valori l’acqua ha il posto più alto. Bisogna salvaguardare il diritto dei cittadini ad avere un’informazione seria e corretta; il diritto a poter contare su procedure tracciabili e trasparenti. Anche se non è accaduto nulla di drammatico e l’acqua è sempre stata potabile quello che è successo è un segnale che non può essere dimenticato e che oggi ci chiama a fare delle scelte”.
Sulla necessità di interventi di messa in sicurezza del sistema è intervenuto, con una posizione netta, anche il vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli:
“La commissione regionale istituita a dicembre ha già prodotto dei risultati e, insieme al lavoro che faremo, sarà reso disponibile. Non possiamo rinunciare all’Infn, tanto meno all’autostrada, quindi, vanno fatti sostanziosi interventi per mettere in sicurezza le captazioni. Le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi, e che ieri non c’erano, lo permettono. Intanto cercheremo di capire quanti dei 100 milioni stanziati allora sono stati realmente spesi. E questa è una partita che vedremo con il Governo. Poi con l’Istituto di Fisica nucleare si sta già valutando un sistema per captare le acque a servizio del laboratorio non alla sorgente, come accade ora, ma attraverso una sonda e in profondità. Questo eviterebbe rischi di contaminazioni. Anche la Strada dei Parchi deve fare la sua parte: entro il 2019 dovranno essere realizzati dei lavori piuttosto importanti per migliorare la sicurezza e la percorribilità. I lavori devono essere eseguiti con un protocollo di sicurezza che noi dobbiamo poter valutare e utilizzando materiali meno impattanti e pericolosi. Da oggi al raggiungimento di questi obiettivi di medio e lungo periodo vanno rafforzati i sistemi di controllo individuando, perché ci sono, strumenti e sistemi che consentono, in caso di incidente, di valutare immediatamente la potabilità delle acque”.
Tra gli interventi anche quelli del manager della Asl Roberto Fagnano, che ha ribadito come l’acqua sia stata sempre potabile e come venga costantemente monitorata:
” In tutti i prelievi, le sostanze sono state sempre conformi e nei limiti stabiliti dalla legge. Ricordo che dal punto di vista formale solo l’Arta ha la titolarità per effettuare le analisi. E’ per questo che presto sarà riaperta la sede di Teramo con cui la Asl stipulerà una convenzione per avere i risultati in tempi più rapidi”.
Nel corso dell’incontro non sono mancate le polemiche sulla gestione della vicenda, alimentate soprattutto dal manager della Asl Antonio Forlini che ha parlato di allarmi infondati contestando le modalità con cui è stato deciso il provvedimento di non potabilità dell’acqua:
“Il provvedimento è stato affrettato e poco concertato, testimonianza ne sia che nessuna segnalazione è arrivata al nostro call center rispetto all’odore e al sapore dell’acqua”.
Altro discorso per quanto riguarda le criticità del sistema:
“Bisogna eliminare in fretta il conflitto di attività fra captazioni, autostrada e laboratorio – ha detto infatti Forlini – e bisogna adottare al più presto un protocollo di crisi perché il deficit di credibilità che ha coinvolto le istituzioni è molto grave”.