Acqua del Gran Sasso non potabile, il Wwf: “Dal 2002 spesi milioni di euro senza risultati”
TERAMO, 9 maggio – Mentre in tutta la provincia di Teramo serpeggia il panico, con i supermercati presi d’assalto per accaparrarsi fino all’ultima bottiglia d’acqua, le associazioni ambientaliste attaccano duramente enti ed istituzioni ricordando come la prima denuncia sui problemi dell’acqua del Gran Sasso risalga addirittura al 2002. Da quella prima denuncia sono passati ben 15 anni, ma i problemi sono sempre gli stessi. Tanto che il Wwf torna a chiedere un radicale cambio di passo rispetto alla gestione della risorsa idrica.
” ‘A seguito dei prelievi effettuati al Traforo del Gran Sasso, l’Arta ha giudicato l’acqua in uscita non conforme, pertanto il Sian dell’Asl di Teramo ha disposto l’uso per soli fini igienici. Sino a nuova disposizione è vietato l’uso potabile”: in queste poche righe, pubblicate sul sito di Ruzzo Reti spa, il dramma dei comuni del Teramano, capoluogo compreso, costretti ad affrontare l’ennesima crisi idrica – scrive l’associazione – La prima denuncia del WWF sui problemi dell’acqua del Gran Sasso risale al 2002. Da allora sono stati spesi milioni di euro, sono state diffuse centinaia di rassicurazioni, presentati decine di esposti, ci sono stati un processo e un commissariamento… Evidentemente con ben pochi risultati se si continuano a verificare problemi”.
Oggi il divieto di bere l’acqua dei rubinetti, determinato dai primissimi risultati dei rilievi dell’Arta, che ha trovato ‘non accettabile’ l’odore e il sapore dei campioni prelevati.
“Sono in corso approfondimenti e sono state disposte ulteriori indagini con il coinvolgimento anche dell’università di Padova – conclude l’associazione – Si avranno notizie più approfondite solo nei prossimi giorni. Intanto il disagio resta. Devono spiegarci cosa è successo, ma bisogna anche imporre un cambio radicale della gestione di una risorsa così importante e assurdamente non adeguatamente gestita”.