Ancora polemiche sull’Aca, verifiche del ministero sul Cda
PESCARA, 8 novembre – L’Ato invita l’Azienda comprensoriale acquedottistica (Aca) a limitare la propria azione all’ordinaria attività amministrativa, in attesa del parere del Ministro della Funzione pubblica sulla nomina del Consiglio di amministrazione che, in base al decreto ‘Madia’, potrebbe essere illegittima. Il ritorno al Cda al posto dell’amministratore unico era stato voluto, tra mille polemiche, da parte di un gruppo di sindaci soci dell’azienda, principalmente di area centrosinistra. Subito erano emerse le problematiche relative alle disposizioni del decreto Madia, che prevede l’amministratore unico come organo amministrativo delle società a controllo pubblico.
Oggi è tornato all’attacco il centrodestra, con una conferenza stampa cui hanno preso parte il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, quello di Pianella, Sandro Marinelli, e il capogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara, Marcello Antonelli.
L’invito dell’Ato a limitare l’azione all’ordinaria amministrazione, secondo gli esponenti di centrodestra, significa “la paralisi della programmazione degli interventi da fare sui nostri territori, una paralisi che di nuovo pagheranno i cittadini. Oggi – hanno detto – invitiamo il Cda a un atto di responsabilità, ovvero a dimettersi, permettendoci di accelerare la procedura di individuazione di una governance efficace e di evitare il bagno di sangue di un pronunciamento del Tribunale che decapiterà il residuo del Cda”.
“L’arroganza del centrosinistra sulla nomina del cda – hanno aggiunto – sta provocando inefficienze per i cittadini e il rischio paralisi della stessa società acquedottistica, visto che nel mese di novembre i Comuni-Soci si aspettavano di approvare la programmazione dei lavori anziché assistere ad un inerte immobilismo. I controlli dell’Ato sulla nomina del cda hanno dimostrato e continuano tutt’ora a dimostrare un operato inefficace e miope, considerato che il decreto ‘Madia’ non lascia dubbi circa la possibilità di procedere alla nomina di un cda in una società a totale partecipazione pubblica, prevedendo, infatti, che essa sia governata da un amministratore unico”.