TERAMO, 21 febbraio –  Arriva l’imputazione coatta per il medico del 118 che, un anno e mezzo fa, soccorse sul campo sportivo di Pineto Marco Calabretta, il bimbo di 9 anni stroncato da una fibrillazione ventricolare. L’accusa è di omicidio colposo.

Il provvedimento è stato firmato dal Pm Stefano Giovagnoni sulla base del provvedimento assunto, un mese e mezzo fa, dal gip Giovanni De Rensis, dopo l’opposizione dei familiari del ragazzino alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura.

A provocare la fibrillazione fu una malformazione congenita: mentre stava giocando a calcio con alcuni amici, il bambino si accasciò al suolo e l’intervento dei soccorsi di rivelò vano.

Nel corso delle indagini la Procura aveva iscritto nel registro degli indagati sia il professionista che aveva rilasciato il certificato di idoneità sportiva che il medico del 118 e per tutti e due aveva poi chiesto l’archiviazione.

Secondo la perizia disposta all’epoca dal Pm, infatti, la patologia di cui soffriva il bambino poteva essere diagnosticata, solo con un ecocardiogramma, esame non previsto in caso di rilascio di certificato di idoneità sportiva per attività non agonistica.

Il medico aveva invece regolarmente eseguito l’elettrocardiogramma previsto dalla normativa: per questo c’è stata la richiesta di archiviazione, accolta dal gip.

Per quanto riguarda invece il medico del 118, la Procura aveva inizialmente ipotizzato un’omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore presente sull’ambulanza.

Ma secondo la perizia, essendo passati circa sette minuti dal momento in cui il ragazzino si era sentito male e l’arrivo dei soccorsi, ed essendo fondamentale il fattore tempo nella defibrillazione, una condotta diversa del medico del 118 non avrebbe comunque scongiurato la morte di Calabretta.

Sulla scorta di questi elementi anche per il medico del 118 la Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip, anche dopo l’opposizione della famiglia, è stato di diverso avviso.