Bussi, il tavolo tecnico boccia la proposta della Edison sulla bonifica
ROMA, 31 ottobre – Bocciate le prime proposte avanzate da Edison per la bonifica dei siti inquinati di Bussi. Entro trenta giorni dovranno essere presentati nuovi progetti riguardanti i siti Piani d’Orta e Bussi. E’ quanto emerso dal tavolo tecnico, convocato questa mattina a Roma dal ministero dell’Ambiente, nel corso del quale il progetto di Edison, la società condannata per l’inquinamento del sito, è stato sonoramente bocciato.
Il Forum H2o esprime grande soddisfazione:
“È stata frenata quella che avevano definito una provocazione e ora Edison dovrà fare quello che in dieci anni non ha fatto – afferma Augusto De Sanctis – Finalmente si vede uno spiraglio di luce. Per noi la vera giustizi è la bonifica. Siamo estremamente soddisfatti. La riunione è stata estremamente approfondita e franca. Il tentativo di Edison era inaccettabile, non si poteva pensare di trasformare in discarica due aree pregiate del territorio abruzzese, la prima in una zona in cui passa gran parte dell’acqua del Pescarese e l’altra in un centro abitato”.
Mario Mazzocca, sottosegretario regionale con delega all’Ambiente, chiede un cambio di approccio alla Edison:
“Per quanto mi riguarda, l’unica opzione praticabile è quella della rimozione di gran parte della massa dei rifiuti insistenti sul Sir di Bussi. Riteniamo che la proposta Edison, consistente prevalentemente nella applicazione di una lastra di plastica in prossimità dell’alveo fluviale, rappresenti una soluzione tutt’altro che sicura. Natura e consistenza delle situazioni di Bussi vanno necessariamente affrontate da un duplice punto di vista: geologico ma anche idrogeologico. Se è vero come è vero che il sottosuolo di Bussi, dove transita il più grande e importante acquifero d’Abruzzo, si compone in buona parte di materiale litoide, equiparabile dunque ad una sorta di barriera permeabile, in presenza del quale il semplice e tipico intervento di tombamento non può apparire risolutivo. Nel caso specifico, d’altro canto, gli ecoreati sono più che conclamati: ora è il tempo delle bonifiche. Gli interventi di capping o con palancole sono propri della messa in sicurezza mentre l’asportazione diventerebbe il migliore intervento per non avere più pericoli su potabilità delle acque e qualità della vita”.
Mazzocca aggiunge:
“Dopo un puntuale ed esaustivo confronto con l’Arta, i nostri uffici hanno elaborato alcune proposte e formulato diverse richieste di chiarimenti che, come concordato con il Ministero, sono state oggi presentate in sede di Conferenza istruttoria nel previsto incontro con tutte le parti interessate. Le stesse, in detta sede, sono state assentite dal Ministero medesimo: gran parte dei rifiuti, dunque, andranno rimossi ed Edison dovrà rivedere il suo progetto. In ogni caso, la Regione Abruzzo procederà ad esercitare una decisa azione di convincimento nei confronti di Edison affinché la stessa proceda ad una reale attività di bonifica ambientale della imponente area di competenza”.
Soddisfatti, per l’esito dell’incontro Legambiente e Wwf, che hanno partecipato al tavolo tecnico. In riferimento al sito Piano d’Orta gli ambientalisti osservano:
“Anche alla luce dei nuovi risultati, si è palesata la necessità di ampliare l’area del sito da bonificare ed il Ministero ha investito l’Arta, la Regione ed il Comune di Bolognano di effettuare un nuovo sopralluogo entro i prossimi 15gg per le opportune verifiche fuori e dentro l’area interessata. Centrale resta la necessità di rivedere tutta la classificazione dei materiali al fine di definire la corretta gestione dei flussi a seconda della presenza o meno di rifiuti e della loro natura, entro 30gg. Di immediata applicazione sono, invece, le misure di prevenzione al fine di contenere la contaminazione, come la rimozione dei rifiuti superficiali presenti (come l’amianto) e l’emungimento delle acque sotterrane, dato che i rilievi hanno evidenziato valori fuori limite; mentre si resta fortemente critici sull’azione di “Messa in sicurezza permanente” con un pacchetto di impermeabilizzazione che non convince, anche alla luce della necessità avanzata dal Ministero di rivedere la classificazione dei materiali, quale elemento cardine per definire una corretta azione di bonifica. Resta, anche, il tema del riposizionamento della condotta irrigua, non di facile definizione vista la contaminazione dei luoghi anche fuori l’area del sito”.
Per quanto riguarda la discarica Tremonti, Wwf e Legambiente riferiscono:
“Sulla Tremonti che poggia nell’area più complessa dal punto di vista geologico ed idrogeologico, le indagini integrative condotte da Edison in contraddittorio con l’Arta (non ancora completate), propedeutiche alla definizione di un quadro di azione, erano volte a verificare anche la tenuta idraulica del palancolato e la presenza di strutture antropiche di contenimento. Dallo studio emerge che non ci sono anomalie o strutture antropiche (come cemento) di contenimento dei rifiuti depositati (che sono quindi liberi) e dalla prova di tracciato (ancora in corso) non emergerebbero fuoriuscite. Inoltre, i campionamenti effettuati darebbero tutti vita ad una classificazione come rifiuti speciali non pericolosi. Da qui la proposta di intervento che consiste nel completrare il palancolato esistente con messa in sicurezza della parte nord e trattamento in situ della sorgente di contaminazione, oltre a misure di prevenzione come i filtri a carbone attivo x emissioni da discarica. Resta preoccupante la presenza del travertino sotto la discarica con punti di vicinanza di meno di un metro e la presenza dei clorurati che subiscono una migrazione”.
Le associazioni ambientaliste, infine, avanzano una proposta metodologica:
“Il tavolo non ha ritenuto valide le proposte e sono emerse discordanze con le analisi precedenti che non convincono ai fini delle azioni da sviluppare. In attesa che l’Arta chiuda rapidamente il contraddittorio su queste ultime analisi, è necessario ragionare innanzitutto sulla rimozione di tutti i rifiuti presenti. Da qui la proposta, a nostro avviso positiva, di sdoppiare l’azione in due sotto-progetti da presentare entro 30 giorni, così divisi: rimozione dei rifiuti ed intervento sulla sorgente inquinata. Le opere di contenimento non sono percorribili anche per evitare di incorrerre su future infrazioni.”