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Casa dello studente, la Cassazione: “Le modifiche effettuate fatali per la tenuta dello stabile”

Casa dello studente, la Cassazione: “Le modifiche effettuate fatali per la tenuta dello stabile”

L’AQUILA, 13 febbraio – Una struttura profondamente e pericolosamente modificata e per questo destinata a crollare sotto i colpi della scossa di terremoto che, otto anni fa, ha devastato L’Aquila. La Corte di Cassazione spiega fatti e responsabilità che hanno portato alla condanna a quattro anni di reclusione per gli ingegneri Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, e a due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, in conseguenza del crollo della Casa dello Studente: sotto le macerie rimasero sette ragazzi e il custode dello stabile.

Modifiche fatali già quelle realizzate prima del 2000, anno in cui i tre tecnici curarono la ristrutturazione. Ma loro avrebbero dovuto procedere ai controlli dei carichi di peso e la tenuta statica dello stabile, prima di dare esecuzione al progetto.

In base a quanto prescritto dalle norme del Ministero dei lavori pubblici del 1996, scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui si confermano  le condanne:

“Il limite percentuale di aumento dei carichi ammesso (non oltre il 20%) deve essere calcolato sull’assetto originario dell’edificio, rispetto al quale il progettista e il direttore dei lavori che si accingano a progettare ed a realizzare hanno, secondo logica elementare e prudenza, l’obbligo preliminare di verificare se si siano o meno verificati ‘medio tempore’ interventi, indifferentemente regolari o no, autorizzati o no, che abbiano, comunque, già alterato in maniera significativa gli originari equilibri”.

In sostanza gli interventi effettuati hanno, secondo i giudici, aggravato gli effetti del crollo.

L’edificio era stato realizzato per la casa farmaceutica Angelini nel 1965, successivamente era stato ceduto e completamente trasformato proprio per essere adibito a Casa dello Studente:

 “Il progettista, ove si inserisca in una situazione in cui altri siano già intervenuti, è tenuto ad informarsi circa i pregressi interventi e, se del caso, a proporre o ad effettuare i necessari interventi di adeguamento. Ptosegue la Cassazione – Se è vero che non è addebitabile agli imputati la realizzazione di una variazione di uso dell’immobile Palazzo Angelini, poichè essi lo trovarono già adibito, e da tempo a studentato, è altrettanto innegabile che essi subentrati, per così dire, in una situazione connotata da una variazione di uso, di fatto, ormai già realizzata da anni, hanno sicuramente trascurato che la Casa dello Studente è stata trasformata da edificio realizzato negli anni ’60 destinato ad abitazioni private, in una vera e propria struttura alberghiera, munita di tutte le relative dotazioni, che ne hanno palesemente stravolto l’originaria conformazione interna”.

La perizia effettuata dopo il crollo rilevò una serie di criticità, alcune anche molto evidenti, legate alle modifiche effettuate per adattare lo stabile alle nuove esigenze:

“Il palazzo – sottolineano i giudici – è stato in tutto e per tutto modificato, rimanendo tuttavia identico all’originale soltanto per ciò che attiene alle sue componenti statiche, rispetto alle quali nè i tre progettisti, nè il collaudatore si sono minimamente posti il problema se tutto quello che era stato realizzato, con le radicali e totali modificazioni conseguitene, fosse ancora compatibile con quanto era stato progettato e valutato quasi quaranta anni prima e per tutt’altra destinazione”.

Confermato per i tre ingegneri anche il ‘no’ alle attenuanti generiche per “la gravità dei fatti, essendo l’immobile destinato ad ospitare giovani, e sulla non emersione di elementi positivamente apprezzabili” per concedergli il beneficio. Per quanto riguarda specificamente la responsabilità di Sebastiani, ad avviso della Cassazione,

“risulta tranciante il rilievo, pure correttamente svolto dai giudici di merito, secondo cui la licenza edilizia rilasciata dal Comune di L’Aquila in data 28 dicembre 1999 richiedeva il collaudo statico dell’immobile, che nessuno risulta avere svolto”.

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