Causa D’Alfonso-Pettinari, stop del giudice al governatore
PESCARA, 6 dicembre – Avrebbe voluto rendere dichiarazioni spontanee, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, nel processo civile per risarcimento del danno che lui stesso ha intentato nei confronti del consigliere regionale 5 Stelle Domenico Pettinari. Una dichiarazione per sostenere di essere “stato bombardato di telefonate quando sono usciti sui giornali articoli che parlavano di mie gravi responsabilità”.
Ma si tratta di affermazioni che non finiranno a verbale, così come previsto dalla procedura e chiarito dal giudice Marco Bortone.
“E’ una cortesia istituzionale – ha insistito D’Alfonso – ai fini dell’accertamento della verità”.
L’avvocato di Pettinari, Donatella Rossi, non ha ceduto di un millimetro:
“È una mancanza di rispetto nei confronti di quest’aula”.
E così la dichiarazione non è stata verbalizzata.
D’Alfonso chiede a Pettinari un risarcimento danni di 200.000 euro per diffamazione. Oggi il giudice ha ascoltato i testimoni citati dal legale del governatore, l’ex senatore Tommaso Coletti e l’ex presidente della fondazione Pescara Abruzzo Nicola Mattoscio chiamati a confermare gli incarichi istituzionali svolti da D’Alfonso e a tracciarne un quadro di prestigio personale.
“Posso affermare – ha detto Coletti – che il prestigio di D’Alfonso, sia come persona che come politico, è notevole”.
Gli stessi concetti sono stati espressi anche da Mattoscio:
“Il prestigio di D’Alfonso è indiscutibile, continuativo nel tempo e mantenibile solo se fondato su un’adeguata reputazione personale – è la testimonianza dell’ex numero uno della fondazione Pescara Abruzzo -. E’ documentabile che le sue attività lo hanno portato ad avere relazioni con autorità nazionali e internazionali, ad esempio con capi di Stato dei paesi balcanici e con autorità istituzionali di vari paesi europei, oltre che con cariche apicali nazionali”.
La richiesta di risarcimento si fonda su un’interpellanza presentata da Pettinari in Consiglio regionale, in merito all’acquisto da parte della Asl di Pescara di una palazzina per uffici amministrativi e di staff, che secondo il Movimento Cinque Stelle sarebbe stata pagata il triplo rispetto al suo effettivo valore.
Nella prossima udienza, fissata al 24 febbraio, saranno ascoltati in qualità di testimoni il parlamentare Gianni Melilla e l’assessore regionale Silvio Paolucci, oggi assenti per impegni istituzionali.
Ma la polemica tra D’Alfonso e Pettinari è andata avanti anche dopo la chiusura dell’udienza di oggi:
“Ho intentato questa causa perché sconcertato dall’espressione ‘gravi responsabilità’, proveniente da un cittadino che fa politica, rispetto ad una vicenda che nulla ha a che fare con le mie responsabilità, ha sostenuto D’Alfonso -Non si tratta di una critica politica – ha aggiunto il governatore – ma di una dichiarazione dalla quale mi sento leso, anche alla luce della lettura penalistica che è stata fornita”.
Pettinari non si fa pregare e replica immediatamente:
“Stiamo parlando di un’interpellanza in un Consiglio regionale, un atto politico compiuto da un consigliere regionale che gode delle stesse prerogative di insindacabilità di cui godono i parlamentari – ha affermato l’esponente del Movimento 5 Stelle -. Se un consigliere regionale non ha più il diritto di criticare un presidente di Regione, allora possiamo andare a casa, perché vuol dire che non serviamo”.