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Chi c’è dietro #SilenzioRadio, gli Umarell e Attra-Versi: intervista ad Alessio Sarra

Chi c’è dietro #SilenzioRadio, gli Umarell e Attra-Versi: intervista ad Alessio Sarra

PESCARA, 6 settembre – Dalla recente operazione “Silenzio radio” sulle spiagge di Montesilvano alle ormai celebri postazioni per Umarell nei cantieri fino al progetto “Attraversi” nell’ambito del quale sono apparse scritte di vario genere sulle strisce pedonali. Iniziative di marketing che hanno dietro sempre lo stesso autore: l’imprenditore Alessio Sarra.

Sarra, la sua idea di acquistare spot pubblicitari “silenziosi” sulle spiagge di Montesilvano ha fatto molto parlare di sé. Cosa l’ha spinta a fare una scelta così particolare?

“Da troppi anni la presenza della filodiffusione a Montesilvano crea enormi malcontenti; sebbene pensata per intrattenere i bagnanti, ha iniziato a diventare invasiva per quasi tutti. Salvo conservarne l’uso per le emergenze (bambini o oggetti scomparsi e bandiere rosse), come imprenditore sul mercato immobiliare anche di Montesilvano, ho sentito il bisogno di fare qualcosa per accendere ancora di più il dibattito. Curiosamente, quest’anno una delle tracce della maturità 2024 ha chiesto agli studenti di affrontare il tema del ‘silenzio’, partendo dal brano ‘Riscoprire il silenzio’, della giornalista Nicoletta Polla Mattiot, invitandoli a riflettere sul valore del silenzio in un mondo sempre più rumoroso e frenetico. Questo mi ha fatto riflettere ulteriormente sul valore del silenzio, non solo come una pausa dai rumori, ma come un elemento essenziale per il benessere personale. La mia idea era semplice: mandare in onda un silenzio che avrebbe fatto più rumore della radio. Sottolineare alle aziende che acquistano spot pubblicitari con questo mezzo un po’ ‘obsoleto’ che addirittura il silenzio crea più attenzione. Così è nato il concetto degli spot silenziosi. Per realizzare ciò ho dovuto mettere in piedi una burla con la redazione della radio, ovviamente non comunicando le mie intenzioni, ma dicendo che avrei dovuto aderire ad una iniziativa nazionale per qualche giorno. La registrazione che ho inviato loro era di completo silenzio annunciata dalla frase ‘Il seguente silenzio è offerto da Alessio Sarra'”.

Il fatto che la sua iniziativa abbia attirato l’attenzione di media importanti suggerisce che ha colpito nel segno. Qual è stata la reazione del pubblico e dei suoi colleghi nel settore immobiliare?

“Le reazioni sono state perlopiù positive. Molti bagnanti mi hanno ringraziato personalmente per aver restituito loro quel momento di tranquillità che si aspettano quando vanno al mare stessa cosa i gestori dei locali e degli stabilimenti. Questo ha portato a discussioni interessanti su come possiamo utilizzare il marketing in modi nuovi, che non solo promuovono un prodotto o un servizio, ma che arricchiscono davvero la vita delle persone. In un contesto simile, ad esempio, a Monopoli alcuni stabilimenti balneari hanno introdotto la possibilità di pagare di più per avere un ombrellone in una zona ‘silenziosa’. Questo dimostra quanto la richiesta di silenzio e tranquillità sia sentita e di come sia diventato un vero e proprio valore aggiunto. In un mondo sempre più rumoroso, il silenzio è diventato un lusso, e credo fermamente che questa iniziativa abbia evidenziato l’importanza di preservarlo”.

Questa non è la prima volta che una sua iniziativa di marketing cattura l’attenzione del pubblico e dei media. Qual è il segreto dietro il suo approccio così innovativo e di successo?

“Negli anni ho sempre cercato di vedere oltre il semplice aspetto commerciale del mio lavoro. Il settore immobiliare è spesso visto come qualcosa di statico perché in realtà lo è, ma io ho sempre creduto che ci sia spazio per la creatività e per l’innovazione. Il segreto, se così possiamo chiamarlo, sta nel non accontentarsi mai delle soluzioni convenzionali e nel cercare costantemente modi nuovi e inaspettati per raggiungere il pubblico. Mi piace combinare queste due passioni: l’immobiliare e il marketing”.

Le sue campagne di marketing sembrano sempre andare oltre il semplice obiettivo di promuovere un prodotto o un servizio. Ha mai pensato di fare del marketing creativo la sua principale attività?

“Nelle iniziative fatte fino ad oggi non ho mai promosso un prodotto. Devo ammettere che l’idea mi è passata per la testa più di una volta e in passato mi sono occupato di marketing per arte e moda, sviluppando iniziative anche molto importanti a carattere internazionale. Il marketing creativo è una parte del mio lavoro che mi appassiona profondamente. Mi piace pensare a modi in cui posso sorprendere e coinvolgere le persone, facendo sì che l’esperienza che offro sia memorabile e significativa. Tuttavia, ciò che trovo davvero stimolante è l’integrazione di queste idee nel settore immobiliare, dove il marketing spesso viene sottovalutato o trattato in modo tradizionale. Portare un tocco di innovazione in questo campo è una sfida continua e finché avrò nuove idee da realizzare, continuerò a unire queste due strade”.

Guardando indietro, le sue operazioni di marketing più creative hanno sempre avuto un impatto significativo. C’è una campagna in particolare che considera il suo capolavoro, oltre a questa degli spot silenziosi?

“Quelle che hanno avuto più risonanza mediatica anche fuori regione e oltre confine sono state quelle legate alle finestre di cantiere per gli Umarell e alle strisce pedonali di Attraversi. Dovendo scegliere sono profondamente legato agli umarell, i pensionati da cantiere”.

Il suo approccio al marketing immobiliare è chiaramente diverso da quello tradizionale. Invece di campagne istituzionali convenzionali, ha scelto strategie più provocatorie e memorabili. Perché ha deciso di seguire questa strada?

“Ho sempre creduto che il marketing immobiliare possa e debba essere molto più di un agente in giacca e cravatta che stringe la mano a un cliente o mostra le chiavi di una casa dicendo ‘qui troverai la casa dei tuoi sogni’. Quel tipo di approccio, di dubbia efficacia, non mi rappresenta. Preferisco lasciare il segno comunicando in modo innovativo, magari anche provocando e stimolando discussioni. Le mie iniziative mirano a fare proprio questo: rompere gli schemi, attirare l’attenzione e, perché no, regalare alla città qualcosa di cui essere orgogliosi. Per me è importante che le campagne abbiano anche un impatto positivo sulla comunità. Prendiamo ad esempio i progetti come #attraversi o l’iniziativa degli Umarell, che hanno dato visibilità nazionale alla città e creato qualcosa di bello di cui i cittadini possono essere fieri e che i turisti hanno apprezzato. L’obiettivo finale è contribuire a rendere la città un luogo migliore, un luogo in cui le persone si sentono coinvolte e connesse. Questo è il tipo di marketing che mi appassiona: quello che lascia un segno duraturo e che fa parlare di sé, in positivo. Ovviamente non nego che tutto questo mi permette di farmi conoscere ai più e questo porta giovamento al mio lavoro, quello per cui campo”.

Sui social ha spesso criticato il modo in cui il marketing viene applicato nel settore edilizio. Cosa pensa manchi nell’approccio attuale e come crede che si possa migliorare?

“Il marketing nel settore edilizio, purtroppo, è spesso piatto e privo di creatività. Si costruiscono residence o palazzi da decine di milioni di euro senza dedicare la giusta attenzione al tema architettonico, al brand o al nome del progetto. Il risultato è che ci troviamo davanti a palazzi tutti uguali, decontestualizzati, con nomi che sembrano usciti da una partita a ‘nomi, fiori, frutti, pianeti e città’, oppure semplicemente ricavati dalla combinazione della via con il civico, tipo ‘Roma 187’ o ‘Cavour 60’. È un approccio banale che non aggiunge valore e non crea identità. Diverso sarebbe ragionare sul progetto creando una storia, un tema, e costruendo un brand intorno a esso. La casa è molto più di un semplice luogo dove vivere; è uno status symbol, proprio come un abito. Ed è per questo che nell’edilizia manca quel lavoro di valorizzazione che, contrariamente a quanto si possa pensare, non costerebbe di più. Anzi, investire nella costruzione di un’identità forte e distintiva aiuta notevolmente nelle vendite. Un palazzo con una storia e un brand ben definiti si distingue immediatamente nel mercato e diventa desiderabile, non solo per la qualità dell’abitazione, ma anche per l’immagine e i valori che rappresenta. Questo è l’approccio che, secondo me, dovrebbe essere adottato nell’edilizia moderna per fare la differenza”.

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