Chieti, antiquario pescarese rinviato a giudizio per stalking e diffamazione
CHIETI, 28 novembre – Con le accuse di stalking e diffamazione è stato rinviato a giudizio, dal gup del tribunale di Chieti, Angelo Primavera, 67 anni, antiquario di Pescara. La presunta vittima è Giovanni Angelucci, 44 anni, noto avvocato di Francavilla al Mare, attuale coordinatore cittadino della Lega.
Angelucci, assistito dall’avvocato Massimo Dragani, si è costituito parte civile e chiede un risarcimento danni di 50 mila euro. Il processo è stato fissato per il 14 marzo del 2019. Primavera, che attualmente è detenuto e oggi ha rinunciato a comparire in udienza, secondo l’accusa, fino al 13 novembre del 2016, avrebbe reiterato condotte di molestia e minacce consistite nel seguire gli spostamenti di Angelucci, nel passare ripetutamente sotto lo studio e l’abitazione del legale, fermandosi e scendendo dall’auto al fine di scrutare all’interno delle finestre dell’abitazione, nonché recandosi presso la sede elettorale dell’allora candidato sindaco di Francavilla al Mare, Alessandro Mantini, con la cui lista Angelucci si era candidato, pronunciando dinanzi alle persone presenti frasi offensive e minacciose come: “Dove lo trovo lo rovino”.
Fatti che, secondo l’accusa, hanno provocato in Angelucci un fondato timore per la propria incolumità e per quella dei propri congiunti considerando che, sebbene Primavera fosse stato già sottoposto a procedimento penale dal Tribunale di Pescara e ad una misura cautelare per un reato della stessa indole sempre ai danni di Angelucci, non intendeva recedere dalla sua condotta.
I fatti hanno un precedente nella vicenda che si è chiusa in Tribunale a Pescara, lo scorso 20 settembre, con la condanna di Primavera, a nove anni di reclusione e 2.500 euro di multa: l’antiquario, in quel caso, era accusato di estorsione e di stalking sempre nei confronti di Angelucci. Secondo l’accusa, da maggio al 4 luglio del 2013, avrebbe costretto Angelucci a consegnargli 10 mila euro in contanti e 24 cambiali, per un importo di 60 mila euro, minacciando di fare del male a lui e ai suoi familiari, in alcuni casi facendo riferimento anche all’uso di una pistola, e minacciando che avrebbe testimoniato il falso in una causa civile che vedeva coinvolto Angelucci.