Chieti, truffa on line: denunciata una donna campana
CHIETI, 20 gennaio – Attraverso un sito on line appositamente studiato avrebbe truffato una giovane teatina, facendole pagare mille euro per un motore rigenerato per l’auto che però quest’ultima non avrebbe mai ricevuto. E così per una donna campana è scattata la denuncia per truffa. Truffa che coinvolgerebbe anche altre persone, che al momento però non sarebbero state ancora identificate
A far partire le indagini, nel marzo 2019, era stata proprio la denuncia della giovane chietina, con i successivi accertamenti svolti dalla sezione reati contro il patrimonio della squadra mobile di Chieti che hanno permesso agli agenti di identificare uno dei complici della truffa – una sessantenne campana risultata essere la titolare dell’Iban sul quale la ragazza aveva versato la cifra pattuita per la compravendita del motore rigenerato – e di ricostruire l’ingegnoso e complesso meccanismo messo in atto da una vera e propria organizzazione campana specializzata in questa tipologie di truffe.
In particolare, secondo quanto riscontrato dalla squadra mobile, i malviventi periodicamente rendevano visibile in rete – rimodulandone di volta in volta denominazione e numeri telefonici da contattare – un sito specializzato in ricambi d’auto il cui server, in realtà, era ubicato in Europa con l’obiettivo di eludere i controlli delle forze di polizia. Il sito, secondo gli investigatori, risultava altamente professionale sia per come era strutturato sia per la vasta gamma di prodotti commercializzati, oltre che per l’assistenza telefonica fornita ai malcapitati clienti dai “finti addetti”. Dalle indagini è risultato che l’utenza fissa associata al sito era in realtà un’utenza fittizia, generata per mezzo di un servizio internet che consente di creare una numerazione fissa con il prefisso geografico desiderato. Prefisso che, in questo caso, era quello di Gorizia: un ulteriore escamotage finalizzato a carpire la fiducia degli ignari acquirenti. In realtà, infatti, le chiamate venivano deviate su un’utenza mobile intestata a una persona inesistente.
E proprio dall’attenta analisi dei tabulati telefonici gli investigatori hanno ricostruito come in poco meno di 20 giorni l’organizzazione fosse stata contattata da oltre 500 utenti e come le antenne telefoniche impegnate dai truffatori fossero quelle della città di Napoli e provincia. I successivi approfondimenti hanno consentito di identificare quella che la polizia ritiene come l’ultimo “anello del sodalizio” (la donna campana che è stata denunciata per truffa) e di mettere in luce l’esistenza di una fitta rete di complici che, sistematicamente, all’accredito delle somme “raggirate” dividevano tra loro il relativo importo per mezzo di ricariche PostePay e prelievi presso gli sportelli bancomat.