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Cittadinanze facili: sospesi dal servizio gli ufficiali di stato civile di Pineto, Roseto, Notaresco e Castellalto

Cittadinanze facili: sospesi dal servizio gli ufficiali di stato civile di Pineto, Roseto, Notaresco e Castellalto

TERAMO, 22 novembre – A due anni dall’avvio dell’operazione Cidadania e a quattro mesi dalla notifica del divieto di dimora in provincia di Teramo nei confronti di altrettanti titolari di agenzie di intermediazione, questa mattina, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Teramo sulle residenze “facili” per l’ottenimento della cittadinanza da parte di cittadini brasiliani con avi italiani, sono stati raggiunti dalla sospensione dal servizio per 10 mesi i quattro ufficiali di stato civile dei Comuni di Pineto, Roseto, Notaresco e Castellalto finiti sotto inchiesta.

Ufficiali che devono rispondere di falsità ideologica in atto pubblico ed abuso d’ufficio continuato ed in concorso.  A firmare le misure interdittive, eseguite dalla squadra mobile della Questura di Teramo, il gip Roberto Veneziano, che ha invece rigettato la richiesta del pm Stefano Giovagnoni di applicare la stessa misura anche ad 8 vigili (che nel frattempo sono stati spostati in parte ad altri incarichi ed in parte in altre città).

A far scattare le indagini, circa due anni fa, l’altissimo numero di richieste di passaporto italiano presentate in Questura di cittadini brasiliani che avevano ottenuto la cittadinanza nei 4 comuni incriminati, con i relativi accertamenti che avrebbero fatto emergere come in ben 690 casi le cittadinanze richieste da brasiliani nei comuni interessati dall’inchiesta e relative agli anni 2015-2017 fossero state rilasciate senza i relativi presupposti. Tra questi proprio quello della dimora abituale in Italia, requisito necessario per perfezionare l’iter ed ottenere la cittadinanza. Secondo l’accusa, infatti, quegli appartamenti, sarebbero stati occupati solo per il tempo necessario ad ottenere l’agognato documento.

Sempre secondo l’accusa, inoltre, in diverse pratiche,  al fine di accelerare la procedura di riconoscimento, sarebbe stato attestato falsamente che la richiesta di cittadinanza era stata presentata quando i brasiliani interessati erano già in Italia mentre in realtà le relative pratiche erano state avviate quando i richiedenti erano ancora nel loro paese di origine, mentre in altri casi sarebbe stato
attestato falsamente, nell’atto di concessione della cittadinanza, che si erano verificate tutte le condizioni necessarie, mentre in realtà non era ancora stata effettuata la verifica della residenza abituale dello straniero sul territorio comunale.

Un meccanismo  che, secondo la Procura, avrebbe garantito ai titolari delle varie agenzie di intermediazione coinvolte un ingiusto profitto patrimoniale che andava dai 3 ai 4mila euro a straniero.

 

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