Compravendita di certificati falsi ad Avezzano: 10 arresti. Coinvolti politici e imprenditori /VIDEO
AVEZZANO, 24 maggio – Arrestate dieci persone, al centro di un vero e proprio giro di certificati falsi, ad Avezzano, che vede coinvolti medici, politici e imprenditori locali, insieme ad alcuni pluripregiudicati. Questa mattina, all’alba, i militari della Guadia di Finanza dell’Aquila, hanno eseguito gli ordini di custodia cautelare, dei quali tre in carcere e sette ai domiciliari, emessi dal gip del tribunale di Avezzano. Le accuse, a vario titolo, sono di frode processuale, corruzione, falsità materiale ed ideologica commessa da pubblici ufficiali in atto pubblico, frode assicurativa, truffa ai danni dello Stato e favoreggiamento.
L’indagine della procura marsicana ha preso le mosse da una serie di accertamenti mirati, nei confronti di soggetti pubblici e privati presenti sul territorio e operanti nel settore sanitario. L’attenzione si è concentrata, in particolare, su un’importante impresa sanitaria, il cui amministratore risultava dedito a condotte truffaldine, anche attraverso l’illecita remunerazione di pubblici impiegati e di pubblici ufficiali, al fine di ottenere false certificazioni di natura medica per sé ed i suoi familiari.
Sarebbero emersi chiari elementi di prova circa la redazione di falsi certificati, dietro pagamento di somme di danaro, da parte di un medico psichiatra responsabile del Centro di Igiene Mentale (C.I.M.) della Asl di Avezzano, il cui studio è stato sottoposto ad intercettazione ambientale ed a monitoraggio video. In questo modo sarebbe stato possibile registrare il quotidiano svolgimento, da parte dell’indagato, di un’incessante e lucrativa attività di vendita di certificati falsi ai diversi avventori che, secondo l’accusa, sulla base di un criminale passaparola, si avvicendavano nel suo ufficio.
Da una parte, dunque, il responsabile del Cim, nonostante il giuramento di fedeltà allo Stato ed il giuramento di Ippocrate, avrebbe trasformato il suo ufficio in un vero e proprio emporio di certificati falsi; dall’altra un’ampia platea di persone, tra le quali figurano un imprenditore, un politico, un medico di pronto soccorso, il dipendente di una multinazionale, un anziano migrante e un pluripregiudicato, non si sarebbe fatta alcuna remora a pagare somme illecite pur di ottenere fraudolenti certificati medici, con in quali avanzare domande risarcitorie in merito a sinistri stradali, istanze di congedo per malattia al proprio datore di lavoro, domande di invalidità o di esonero dal presenziare ai processi.
Le indagini si sono concluse con l’acquisizione, presso il Centro di Igiene Mentale, delle cartelle cliniche e dei certificati redatti dallo psichiatra e con la perquisizione degli immobili nella disponibilità di quest’ultimo, rinvenendo, in entrambi i casi, importanti riscontri alle ipotesi accusatorie formulate a seguito dello svolgimento delle operazioni di intercettazione.
In particolare, a seguito della perquisizione eseguita presso l’abitazione del medico, la Guardia di Finanza avrebbe accertato l’esistenza di due locali adibiti a studio: uno di questi presentava al proprio interno un lettino medico, un separé ambulatoriale ed un armadio a vetri contenente numerosi medicinali. Il luogo, evidentemente, era dedicato anche al ricevimento dei pazienti, nonostante l’indagato operasse in regime di intra-moenia. Ad avvalorare tale ipotesi, il rinvenimento di altro materiale quali cartelle cliniche, ricettari, timbri della Asl.
Quanto ai casi di compravendita delle certificazioni, riguarderebbero la produzione di elementi di prova fittizi per incrementare le richieste risarcitorie che un noto politico locale, per avere ricoperto l’incarico di consigliere regionale, aveva avanzato ad un importante società assicurativa; l’elaborazione di false certificazioni a favore di un altro medico per evitare a quest’ultimo il trasferimento di sede; l’attestazione di patologie inesistenti fornita ad un noto pregiudicato che si era rivolto al medico per ottenere certificazioni sanitarie che lo esentassero dal presenziare ai processi a suo carico, evitandogli così situazioni “particolarmente stressanti”; il riconoscimento di false malattie psicosomatiche a due pubblici dipendenti che consentivano, ad uno di assentarsi dal lavoro per periodi prolungati, e all’altro di ottenere l’esonero dalle attività lavorative, pur mantenendo lo stipendio; l’induzione in errore di un consulente del lavoro nominato dal Giudice del Lavoro di Avezzano che, grazie alle false certificazioni, riconosceva ad una donna una pensione di invalidità ai danni dell’Inps.