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Credito prescritto, chiesto il rinvio a giudizio per tentata estorsione per due dirigenti di Equitalia

Credito prescritto, chiesto il rinvio a giudizio per tentata estorsione per due dirigenti di Equitalia

TERAMO, 19 aprile – Dopo l’imputazione coatta disposta a marzo dal gip Roberto Veneziano, il pm Stefano Giovagnoni ha chiesto il rinvio a giudizio per due dirigenti di Equitalia accusati di tentata estorsione in concorso. Dirigenti che a giugno compariranno davanti al gup per l’udienza preliminare, e che rischiano il processo per aver notificato una nuova intimazione di pagamento ad un contribuente, nonostante  il credito sotteso al preavviso di fermo amministrativo relativo a quella stessa cartella fosse stato dichiarato prescritto.

A rischiare il processo Luigi Travaglini, in qualità di responsabile pro tempore  e procuratore speciale di Equitalia Centro spa area territoriale di Teramo, e Pasqualino Traini, in qualità di responsabile del procedimento, che come si legge nel capo di imputazione,  “dopo che il giudice di pace di Teramo con sentenza dell’8 maggio 2011, confermata dal tribunale di Teramo in sede di appello, aveva dichiarato, in accoglimento dell’opposizione di …, l’inefficacia del preavviso di avvio della procedura di fermo amministrativo”, avrebbero posto in essere “con minaccia consistita nel notificare a … un’intimazione di pagamento in relazione alla cartella da cui aveva preso origine il preavviso di fermo”  “atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere….a pagare la somma di 758,69 euro entro 5 giorni dalla notifica dell’atto, pena l’esecuzione forzata, e dunque a procurarsi un ingiusto profitto con pari danno per…, attesa che tale somma non era dovuta alla luce della citata sentenza del Giudice di Pace“.

I fatti contestati ai due dirigenti risalgono a gennaio del 2016, con la vicenda giudiziaria che li ha coinvolti che ha preso il via proprio dalla denuncia querela presentata dal contribuente interessato che, dopo aver fatto opposizione contro il preavviso di fermo amministrativo notificato da Equitalia in riferimento ad una cartella esattoriale ed  aver avuto ragione sia davanti al Giudice di Pace, che aveva dichiarato l’inefficacia del provvedimento, sia davanti al Tribunale di Tramo, si era visto recapitare la nuova ingiunzione.

Ingiunzione che prevedeva, nel caso di mancato pagamento, l’avvio di una possibile esecuzione forzata e vissuta dall’uomo come un vero e proprio atto intimidatorio.

Da qui la denuncia-querela nei confronti dei due responsabili di Equitalia, per i quali adombrava il reato di estorsione. All’epoca il pm titolare del fascicolo, al termine delle indagini, aveva chiesto l’archiviazione per entrambi gli indagati ma  il giudice Roberto Veneziano era stato di diverso avviso.

Tanto da disporre l’imputazione coatta per entrambi gli indagati.

Un’ordinanza, quella con la quale disponeva l’imputazione coatta, nella quale il gip Roberto Veneziano aveva sottolineato come a fronte della prescrizione del credito, sancita sia dal Giudice di Pace che dal Tribunale di Teramo, “la pretesa di un diritto dichiarato estinto per ben due volte da sentenze emesse dai competenti uffici giudiziari non può essere considerata espressione di un legittimo esercizio“, ma al contrario si sarebbe configurata come una “pretesa inesigibile in quanto riferibile ad un diritto estinto e, come tale, immeritevole di tutela in ambito ordinamentale“.

Aspetti che, in virtù della paventata evenienza, in caso di mancato pagamento, dell’esecuzione forzata, avrebbero connotato la vicenda, secondo il gip “delle fosche tinte della intimidazione estorsiva posto che i soggetti preposti alla cura del procedimento di riscossione, non potevano ignorare che il credito vantato da Equitalia nei confronti di…. fosse stato dichiarato, per ben due volte, apertis verbis prescritto….”

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