Emergenza Abruzzo, Forza Italia attacca: “D’Alfonso ha fatto consenso sul terremoto”
PESCARA, 7 aprile 2017 – Duri attacchi al presidente della Regione e al Governo nazionale, sulla gestione della duplice emergenza sisma e maltempo in Abruzzo, sono stati sferrati dai sindaci di centrodestra nel corso della convention di Forza Italia che si è svolta oggi pomeriggio all’Aurum di Pescara. Uno degli affondi più pesanti, però, è arrivato dal consigliere regionale Emilio Iampieri, che ha accusato D’Alfonso, di “avere fatto consenso per il referendum sul sisma dell’agosto e dell’ottobre scorsi, senza poi fare nulla in seguito, al contrario di quanto fecero i governi Chiodi e Berlusconi a L’Aquila, dando risposte reali ai cittadini”.
Il malcontento emerge anche dalle parole dei sindaci. Il primo cittadino di Campli, Pietro Quaresimale, afferma:
“D’Alfonso ci ha presi in giro, a marzo non è venuto a manifestare a Roma con noi e ha anche minacciato alcuni sindaci intimandogli di non comparire troppo. A Campli abbiamo subito una grave frana e danni ingenti, ma siamo stati lasciati soli. C’è stata una grande passerella dei politici del centrosinistra, che hanno preso impegni senza tradurli in atti concreti”.
Mario Semproni, sindaco di Penne, uno dei comuni esclusi dal cratere, dice:
“Il 18 gennaio ci sono stati il terremoto e poi la valanga che ha travolto l’Hotel Rigopiano, bisognava organizzare i soccorsi e il nostro comune è stato scelto come base più vicina. Abbiamo svolto un ruolo di cui siamo fieri, ma abbiamo speso 500 mila euro di cui nessuno ci rende conto e siamo stati anche esclusi dall’area del cratere a differenza della vicina Farindola. Ci hanno chiesto i termos per i soccorritori e ci hanno chiesto anche il pane. Noi siamo usciti dal centro di coordinamento e siamo andati a comprarlo. Gli amministratori di centrosinistra sono stati tutti bravi con le parole e meno con i fatti, visto che al di là delle tante promesse siamo stati esclusi dall’area del cratere e adesso non sappiamo come andare avanti”.
A Semproni fa eco Gabriele Astolfi, sindaco di Atri:
“Questo decreto sisma non risolve i nostri problemi, il nostro comune non è stato inserito nel cratere nonostante i gravi danni riportati e credo che molti altri comuni nelle nostre stesse condizioni andranno verso il dissesto finanziario”.
Rosanna De Antoniis, primo cittadino di Castel Castagna, rimarcato:
“Da noi è stata la nostra amministrazione a gestire un’emergenza con tre metri di neve. Siamo scesi noi in strada, senza che ci sia stato nessun intervento da parte di Provincia, Regione e Protezione Civile. Nel nostro comprensorio sono crollate 21 stalle e rimesse e sono morti 3mila suini. In uno di questi crolli è deceduta anche una persona anziana”.
Umberto Di Primio, sindaco di Chieti, attacca:
“Siamo davanti ad una totale mancanza di collegamento tra il Paese reale e coloro che dovrebbero fornire delle soluzioni. La Regione ha fatto tante promesse quante la neve caduta a gennaio, senza però trasformarle in risorse da mettere nelle casse dei Comuni”.
Paolo Gatti, esponente di Forza Italia e vice presidente del Consiglio regionale, lancia l’atto d’accusa finale:
“La gestione dell’emergenza del gennaio scorso non è degna di un Paese civile, soprattutto se raffrontata al modo in cui venne affrontata l’emergenza del sisma a L’Aquila nel 2009, quando Bertolaso ed il suo esercito arrivarono in città fin dalla mattina del primo giorno. Inoltre per L’Aquila ci fu la sospensione del pagamento delle tasse per tutti, con la restituzione del 40% in tre anni, mentre questa volta in città come Teramo, Ascoli Piceno, Macerata o Spoleto la sospensione riguarderà soltanto i danneggiati, con il rischio che già a novembre debbano restituire le risorse”.