Ex direttore del Parco Majella replica a Mazzocca: “Atti distorti, ecco la verità sul caso Caramanico”
PESCARA, 21 giugno 2017 – Risponde a muso duro Nicola Cimini, ex direttore del Parco Nazionale della Majella, che fornisce carte e documenti, e attacca Maria Mazzocca. Era stato proprio il sottosegretario alla presidenza della Giunta Regionale, nei giorni scorsi, a tirare in ballo Cimini nel corso di una conferenza stampa, mettendo in collegamento l’inchiesta Soget nella quale Mazzocca è indagato, con un altro procedimento, che lo ha visto indagato in qualità di sindaco di Caramanico. Procedimento, quest’ultimo, conclusosi con un’archiviazione e originato proprio da una denuncia di Cimini.
Queste le parole di Cimini:
“Il sottosegretario alla presidenza della Giunta Regionale, Mario Mazzocca, ha fornito una versione edulcorata ed interessata dell’esito della denuncia da me presentata nei suoi confronti nell’aprile del 2013, per fatti avvenuti quando ero direttore del Parco Nazionale della Majella e ciò mi costringe a ripristinare la verità dei fatti sulla base degli atti processuali”.
Mazzocca, a giudizio di Cimini:
“Ha diffuso atti parziali del processo, interpretandoli in modo distorto ma a lui conveniente”.
L’ex direttore del Parco Nazionale della Majella osserva che la sua denuncia:
“riguardava essenzialmente le vicende del Piano regolatore generale di Caramanico Terme ed il ‘Programma complesso di iniziativa privata’, presentato dalla società Cesibrem di Roma, approvato dal Consiglio Comunale di Caramanico, con la non presenza di Mazzocca al momento del voto, in quanto all’interno del Progetto era ricompreso un terreno di proprietà della moglie”.
Cimini parla di:
“una vittoria personale e del territorio del Parco in quanto per le mie determinate azioni ho impedito che si perpetrasse uno degli scempi più vistosi al territorio del Parco”.
Poi cita un passaggio delle conclusioni delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Sulmona:
“In conclusione – è scritto negli atti dei finanzieri – deve verosimilmente ritenersi in punto di fatto e di diritto che allo stato degli atti dei fatti e delle indagini condotte, l’indagato Mario Mazzocca si sia reso responsabile nella sua qualità di sindaco di Caramanico Terme e presidente della Comunità del Parco Nazionale della Majella, del reato di abuso d’ufficio in concorso, per aver consentito l’approvazione e l’adozione in variante al Prg di un Programma che prevedeva una edificazione complessiva di metri cubi 32.143, di gran lunga superiore a quella consentita dal Prg in vigore o da quello adottato pochi mesi prima, così procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale, derivante dal notevole incremento di valore commerciale, di un terreno di proprietà della di lui moglie Ciccotelli Patrizia”.
Inoltre Cimini mette in evidenza le motivazioni con le quali la Procura di Sulmona ha chiesto l’archiviazione del procedimento:
“Le iniziative della società Cesibrem di Roma in zona via dei Martiri Caramanichesi sono venute meno per desistenza dei proponenti”. Cimini rivendica quindi il fatto che “la società, di fronte ai reiterati dinieghi del direttore del Parco, incurante delle notevoli pressioni subite, ha preferito abbandonare”.
L’archiviazione, in base a quanto sostenuto da Cimini, sarebbe avvenuta in quanto:
“essendomi stata notificata dal Gip l’intimazione a comparire come parte lesa, cercavo di oppormi alla richiesta, ma lo stesso Gip riteneva che in quel momento agivo a titolo individuale in quanto non ero più Direttore del Parco e quindi accoglieva la richiesta di archiviazione formulata dal Pm”.