Hotel Rigopiano: D’Angelo è morto per assideramento, ma il procuratore Tedeschini frena
PESCARA, 25 gennaio – Sarebbe morto per assideramento Gabriele D’Angelo, il giovane cameriere travolto dalla valanga che ha ridotto in macerie l’Hotel Rigopiano. Ad affermarlo è il medico di parte Domenico Angelucci, facendo riferimento all’autopsia effettuata dal medico legale Ildo Polidoro. Il procuratore aggiunto Tedeschini, però, nel corso dell’incontro di oggi pomeriggio con la stampa, ha indirettamente smentito la versione di Angelucci.
Si tratta di un punto importante dell’inchiesta, perché Tedeschini, fin dall’inizio, ha messo in risalto che la gran parte delle incongruenze e delle incomprensioni, avvenute nel post-valanga, non hanno giocato un ruolo determinante sul piano della causalità dei decessi. Il procuratore aggiunto, che coordina le indagini insieme al pm Andrea Papalia, anche oggi è tornato a ribadire che a suo avviso i difetti di comunicazione hanno prodotto ritardi di “un’ora e mezza al massimo” nell’avvio delle operazioni di soccorso.
Se però venisse confermato che alcune delle vittime sono morte per assideramento, come sostenuto dal medico di parte, la prospettiva potrebbe cambiare, perché la tempistica relativa all’attivazione dei soccorsi – quanto meno sul piano teorico – assumerebbero un’altra incidenza. Sul piano teorico, perché poi di fatto per arrivare all’Hotel Rigopiano ci è voluta un’intera nottata.
Il corpo di D’Angelo è stato tra i primi ad essere estratto dalle macerie. Questa la lettura che Angelucci, consulente della famiglia della vittima, ha fornito all’Ansa in merito ai risultati dell’esame autoptico:
“Non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali. Secondo noi se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato”.
A stretto giro è arrivata la replica indiretta della Tedeschini, che sollecitata dai cronisti ad esprimersi su quanto dichiarato dal medico di parte, senza mai citarle né D’Angelo né Angelucci ha affermato:
“Finora sono state effettuate 6 autopsie e altre 6 sono già in programma. Io ho visto i risultati dei primi sei casi autoptici e non ci sono casi in cui la causa esclusiva è l’ipotermia. In alcuni casi ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia. Però non ci sono casi in cui la causa esclusiva del decesso è l’ipotermia”.
Il procuratore aggiunto ha poi ribadito il suo punto di vista sull’incidenza marginale dei ritardi post-valanga, ma ha lasciato aperta la porta ad eventuali nuovi sviluppi:
“Occorre compiere un lavoro di ricostruzione anche sulla tempistica, un lavoro che dovrà essere il più possibile preciso e completo. Devo completare l’indagine ricostruttiva di tutta la dinamica dei fatti e ho ancora bisogno di tempo”.
Quel che è certo è che ritardi e incomprensioni ci sono stati, e le telefonate dimostrano che tra la prima richiesta d’aiuto e l’attivazione dei soccorsi passano almeno due ore. Questo è quanto accade nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio:
- ore 17.09: Giampiero Parete riesce a contattare il 118 di Chieti e lancia il primo allarme.
- ore 17.15: dalla Prefettura chiamano l’unità aerea della Guardia costiera chiedendo se sia possibile effettuare un sorvolo di Rigopiano, ma la risposta è negativa a causa delle pessime condizioni meteorologiche.
- ore 17.40: dalla Prefettura viene contattato l’amministratore unico dell’Hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, che si trova a Pescara e che risponde di non essere a conoscenza di alcun crollo.
- ore 18.20: Parete contatta Quintino Marcella, amico e datore di lavoro, che a sua volta chiama il 112, il 118 e il 113 per lanciare l’allarme: per quattro volte, però, non viene creduto e una funzionaria della Prefettura bolla la notizia come uno scherzo.
- ore 19.01: Parete riesce a parlare per la seconda volta con il 118 e finalmente ci si rende conto che è successo qualcosa di grave
- ore 19.40: dopo ulteriori tentativi da parte di Marcella, un operatore del 113 si lascia convincere e chiede a Marcella il numero di Parete per contattarlo direttamente. Poi telefona alla sala operativa della Prefettura per comunicare che la situazione è seria: gli rispondono che ne sono al corrente e che si sono attivati.
Al di là della rilevanza penale di quanto accaduto, che dovrà eventualmente essere accertata dall’inchiesta, il pasticcio è sotto gli occhi di tutti. Tanto che Tedeschini non può fare a meno di osservare:
“Le telefonate registrate sono state acquisite, io le ho ascoltate e mi sembra evidente che ci siano state incomprensioni relative alle richieste di aiuto lanciate da Parete e Marcella”.
Al riguardo la Squadra Mobile di Pescara oggi ha ascoltato la funzionaria della Prefettura Ida De Cesaris, mentre ieri era stata raccolta la versione di Daniela Acquaviva, la dirigente che materialmente aveva risposto alla prima telefonata di Quintino Marcella.
Un altro aspetto ancora oscuro della vicenda riguarda invece i bollettini Meteomont di allerta valanghe, che già a partire dal 17 gennaio segnavano un rischio 4 su una scala da 0 a 5. Secondo il sindaco di Farindola, l’allerta non sarebbe mai arrivata negli uffici del suo Comune. Se così fosse, significherebbe che il bollettino si è arenato in Prefettura, mentre un eventuale inoltro dell’allerta al Comune di Farindola avrebbe teoricamente potuto indurre l’amministrazione a firmare un’ordinanza di evacuazione dell’Hotel Rigopiano. Sul punto Tedeschini si limita a dire:
“I bollettini Meteomont sono stati regolarmente redatti, trasmessi e ricevuti dai destinatari istituzionali. Questo e’ un fatto certo”.
In attesa che dubbi e incongruenze siano chiariti, prosegue senza sosta il lavoro degli inquirenti che – come ha fatto sapere la stessa Tedeschini – anche oggi hanno acquisito “una serie di documenti importanti”. A fare luce sulle ultime ore prima del disastro, stanno contribuendo anche le prime testimonianze dei superstiti che – secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto – fin dalla mattina del 18 gennaio avevano percepito chiaramente la condizione di pericolo:
“La situazione complessiva, percepita dagli ospiti dell’hotel il 18 gennaio, era sicuramente di criticità, sia in mattinata e sia soprattutto nel pomeriggio, dopo le scosse di terremoto. A Rigopiano c’era una diffusa volontà di lasciare l’albergo. Anche nella giornata precedente altre criticità erano state segnalate dal gestore dell’hotel, ma erano di altro tipo, ad esempio relative alla mancanza si gasolio e a problemi di viabilità”.
Tedeschini infine ha confermato che al momento non ci sono indagati e ha spiegato che, “per quanto emerso finora, l’hotel era in regola e in possesso di tutte le autorizzazioni”. Il proprietario della struttura, Roberto Del Rosso, è tra le vittime del disastro.