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Hotel Rigopiano, il funzionario regionale Giovani parla e rischia di finire sotto indagine

Hotel Rigopiano, il funzionario regionale Giovani parla e rischia di finire sotto indagine

PESCARA, 5 luglio 2017 – E’ stata interrotta l’audizione di Carlo Giovani, che si è tenuta questa mattina in Procura a Pescara, nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola. Giovani all’epoca dei fatti era responsabile dell’Ufficio Rischio Neve e Valanghe della Regione Abruzzo ed è stato ascoltato su richiesta dei legali Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, del tecnico comunale Enrico Colangeli e del Comune di Farindola. In seguito ad alcune dichiarazioni di questa mattina, i tre avvocati hanno ritenuto fosse necessario fermarsi, poiché a loro giudizio ricorrerebbero gli estremi per iscrivere Giovani nel registro degli indagati.

L’audizione è stata dunque interrotta, con il pm Andrea Papalia, titolare dell’inchiesta, che ha preso atto dei rilievi dei tre legali e si è riservato di compiere le proprie valutazioni in merito all’eventuale iscrizione nel registro degli indagati.

I tre avvocati rimarcano:

“Sono emersi precisi indizi di reità a carico del funzionario, per i reati di concorso in disastro e omicidio colposo plurimo. A questo punto Giovani è passibile d’indagine e potrà essere ascoltato solo alla presenza del difensore”.

Per i difensori del sindaco e del Comune di Farindola, dunque, l’iscrizione di Giovani nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto, “in quanto nel corso dell’audizione Giovani ha riferito come la Carta Storica delle Valanghe, al suo arrivo in Protezione Civile nel 2013, giacesse ‘in uno scatolone’, assieme a tutta la documentazione sulle valanghe in Abruzzo, ‘con quattro dita di polvere sopra’ “.

La Carta Storica delle Valanghe è un documento propedeutico al passo successivo, ovvero la realizzazione della Carta di Localizzazione dei Pericoli da valanga (Clpv), che secondo i tre legali “la Regione Abruzzo era tenuta a realizzare sulla base della legge 170 del marzo 2014” e che, sempre a loro giudizio, “se fosse stata realizzata, avrebbe evitato il disastro costato la vita a 29 persone”.

Sollecitato su questi aspetti, Giovani questa mattina avrebbe confermato di avere ricevuto l’ordine di giunta, nel 2014, per redarre la Clpv, che poi però non sarebbe stata realizzata per mancanza di soldi e che con l’arrivo della nuova giunta regionale sarebbe finita nel dimenticato.

La difesa di Lacchetta e del Comune di Farindola polemizza anche su un altro aspetto dell’inchiesta, contestando  il rigetto dell’istanza di accesso alle intercettazioni telefoniche realizzate dalla Procura dell’Aquila e inviate a quella di Pescara per competenza, nelle quali è “possibile ascoltare soggetti Regionali, intercettati immediatamente dopo il disastro di Rigopiano, che parlano in merito al disastro e alla posizione regionale”. A giudizio degli avvocati il rigetto della Procura, “è non solo contra legem, ma anche gravemente lesivo del diritto alla prova, e per di più costituisce un vero ostacolo al diritto all’accertamento della verità, degli indagati come delle vittime, nell’ambito dell’indagine difensiva”.

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