Hotel Rigopiano, la Procura: “Soccorsi tempestivi, ritardi non hanno influito su morte Tommasini”
PESCARA, 3 maggio 2017 – La Procura di Pescara passa al contrattacco, nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, dopo le polemiche sollevate in seguito alla rivelazione dei messaggi e delle telefonate che Paola Tommasini provò inutilmente ad effettuare e che dimostrano che la donna rimase viva per almeno 40 ore dopo la valanga, prima di morire sotto le macerie. Una circostanza che, a giudizio dei legali di alcuni familiari delle vittime, implicherebbe ulteriori responsabilità relative ai ritardi nei soccorsi, in particolare da parte della Prefettura di Pescara, che in quei giorni dirigeva l’Unità di crisi e che non risulta coinvolta dell’indagine, nell’ambito della quale al momento sono indagati soltanto rappresentanti e dipendenti della Provincia di Pescara e del Comune di Farindola.
Queste le parole del procuratore aggiunto Cristina Tedeschini:
“Trovo che sia veramente privo di senso continuare a criticare la fase dei soccorsi. I soccorsi hanno consentito di recuperare 11 persone vive, quindi sono stati, allo stato della nostra indagine, assolutamente tempestivi, perchè 11 persone le hanno trovate in tempo. Una persona era ricercata fin dal giorno 19, è morta il giorno dopo e l’hanno trovata il giorno 23 perchè lo stato dei luoghi era assolutamente catastrofico e in alcun modo somigliante alle carte, alle piante e a tutte le indicazioni logistiche che erano a disposizione delle persone che cercavano. Il dato che si è acquisito all’esito del deposito delle relazioni autoptiche, in maniera definitiva, è che c’è una persona che è rimasta viva ed era viva quando sono iniziate le ricerche, perchè i soccorsi sono stati operativi sul luogo a partire dal giorno 19. Questa persona è morta all’incirca il giorno 20 ed è stata trovata il giorno 23, quindi è chiaro che il supposto ritardo di avvio dei soccorsi, che dovrebbe essere al massimo di un’ora e mezza, non è in grado di influire in alcun modo sul decorso purtroppo determinato da nostro Signore del decesso di questa persona”.
Tedeschini spiega che le valutazioni degli inquirenti seguono altre logiche rispetto a quelle compiute dall’opinione pubblica:
“Evidentemente l’eco giornalistico di alcune telefonate, improvvidamente diffuse, continua a manifestare la sua efficacia. Però noi abbiamo sempre avuto piuttosto chiaro qual è il perimetro della nostra valutazione, che poi non è la valutazione del comune cittadino o del cronista, altrimenti farebbero tutti i giuristi. Come ho sempre detto i piani di valutazione sono tanti”.
Il procuratore aggiunto inoltre ribadisce a chiare lettere che non è all’orizzonte l’iscrizione di nuovi soggetti nel registro degli indagati:
“Allo stato, se avessimo avuto condotte da approfondire e valutare nei confronti di altre posizioni di garanzia, lo avremmo fatto, mentre quelle che ci sono sembrate ragionevolmente degne di essere approfondite sono quelle che conoscete, poi vedremo come proseguirà”.
Il magistrato lascia però aperta la porta ad ulteriori sviluppi dell’inchiesta:
“Allo stato della nostra indagine intendo affermare, con grande serenità, che questa Procura non ha avuto mai e non avrà alcuna timidezza in relazione a nessuna delle eventuali posizioni di garanzia che dovessero essere in qualche maniera interessate dal corso delle indagini – Vi è invece estrema attenzione a quello che si fa e c’è un’indagine preliminare in corso, che per sua natura è fluida e in movimento”.
Infine Tedeschini si sofferma sulle accuse lanciate ieri dai legali del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, due dei sei indagati per omicidio e lesioni colpose e per rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano. Gli avvocati Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi ieri, in un comunicato stampa, avevano accusato la Procura di Pescara di avere precedentemente ascoltato i due indagati come persone informate dei fatti, “senza alcuna garanzia difensiva, nonostante la presenza negli uffici del difensore nominato, tenuto fuori dalla stanza dell’audizione ad onta della palese e reiterata proposizione di domande schiettamente accusatorie”. Questa la replica del procuratore aggiunto:
“A me non risulta di avere erroneamente, involontariamente, violato alcuna regola processuale. Se ci sono delle azioni o omissioni che abbiano una rilevanza processuale, in relazione alle quali i difensori di alcuni degli indagati abbiano di che lamentarsi, dicano di che cosa si tratta, e normalmente, se fondate, queste obiezioni si traducono in nullità, inutilizzabilità, cioè siamo nel perimetro della dialettica processuale. Non credo vogliano fare polemica, siamo in piena dialettica di indagine, loro fanno le loro eccezioni e noi faremo le nostre valutazioni”.