Hotel Rigopiano, legale Del Rosso: “Con Carta valanghe nessun investimento su resort”
PESCARA, 20 dicembre – E’ durato un’ora e mezza l’interrogatorio di Paolo Del Rosso, uno dei titolari dell’Hotel Rigopiano, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione per costruire il resort e il cugino di una delle vittime della tragedia.
Del Rosso è indagato, in concorso con Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, e con il tecnico comunale Enrico Colangeli, per omicidio colposo, lesioni plurime colpose, falso e abuso d’ufficio, nel filone dell’inchiesta sul permesso rilasciato nel 2006 per la ristrutturazione del complesso alberghiero, quando l’area era soggetta a vincolo idrogeologico.
La Procura sospetta che i tre – in assenza di questa autorizzazione – permisero la realizzazione del nuovo resort, con annesso centro benessere, eludendo il pericolo di valanghe al quale il sito era esposto, rendendolo aperto e accessibile alle autovetture anche in pieno inverno, e prescindendo dalla intensità delle precipitazioni nevose.
L’avvocato Liborio Romito, che assiste Del Rosso, punta il dito contro la Regione:
“Se quel sito fosse stato indicato come a rischio, a seguito di quella Carte valanghe che avrebbe dovuto realizzare la Regione Abruzzo, la Del Rosso Srl non avrebbe investito alcunché su quel sito, sia per il rischio valanghe e sia perché l’apertura sarebbe stata compromessa nel periodo invernale, non essendoci i numeri per reggere il finanziamento. Laddove la Del Rosso Srl ha costruito dei manufatti, avrebbe avuto, in teoria, anche la possibilità di chiedere danni alla Regione, che era tenuta a segnalare la pericolosità del sito fin dal 1992”.
L’avvocato aggiunge:
“Il cittadino si rivolge all’amministratore pubblico per ottenere un permesso ed è l’amministratore pubblico a dover controllare che si faccia tutto secondo le procedure. C’è stata una Conferenza dei servizi, con tutti gli enti preposti, che hanno ritenuto ci fossero tutti i requisiti e che hanno rilasciato le licenze. La Del Rosso Srl ha prima ristrutturato l’albergo e poi costruito una Spa. Se tutto avesse funzionato bene dall’inizio, non ci sarebbe stato l’albergo e non ci sarebbero stati gli ospiti nell’albergo”.
Dopo Del Rosso è stata la volta di Bruno Di Tommaso, amministratore unico della società Gran Sasso Resort & Spa Srl, che insieme ad Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere alle prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, è indagato per omicidio colposo, lesioni colpose e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. In particolare, secondo i magistrati, gli indagati, “nell’aggiornare i documenti di valutazione dei rischi, omettevano di valutare quello riferito alle valanghe nonché quello di isolamento per ingombro-neve sulla strada di accesso e di connesso rischio infortunio malore di ospiti”.
Al termine dell’interrogatorio, durato un’ora e mezza, il suo avvocato Sergio Della Rocca ha detto:
“La contestazione che viene rivolta a Di Tommaso è che nel Piano valutazione rischi non era prevista la valanga, ma nell’ambito delle sue competenze, per quella che è la nostra ricostruzione, ha assolto agli obblighi di legge. D’altronde non c’è alcuna contestazione di legge speciale, ma solo di una legge di natura generale e a nostro giudizio non era di sua competenza inserire nel Piano la previsione del rischio valanghe”.