I manager per lo sviluppo delle Pmi, in Abruzzo progetto pilota di Federmanager e Confindustria
PESCARA, 13 dicembre – Far crescere le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, dotandole di una struttura manageriale che contribuisca al loro sviluppo. Entrano nel vivo le attività del progetto sulle Politiche attive per lo sviluppo del tasso di managerialità in Abruzzo, tra i primi in Italia nel suo genere, che vede Federmanager Abruzzo e Molise in sinergia con le tre Confindustria territoriali. Una ventina i manager che si sono messi a disposizione e una quindicina le aziende che hanno aderito, cinque delle quali verranno selezionate per ricevere un bonus di 20mila euro.
Il progetto è stato presentato stamani nel corso di una conferenza stampa nella sede di Federmanager Abruzzo e Molise, a Pescara. Presenti il presidente di Federmanager Abruzzo e Molise, Florio Corneli, il direttore generale di Confindustria Chieti-Pescara, Luigi Di Giosaffatte, il direttore degli industriali aquilani, Francesco De Bartolomeis, e il relatore del progetto, Bruno Guardiani.
Il progetto è teso a migliorare la competitività di piccole e medie aziende abruzzesi, attraverso la disponibilità di professionalità di altissimo livello a costo zero per le imprese e al fine di consentire di riallocare sul mercato il talento e l’esperienza di manager al momento fermi. L’obiettivo finale è la crescita delle imprese, in termini dimensionali, qualitativi e di posizionamento. Per raggiungerlo verrà svolta un’accurata analisi finalizzata ad individuare problematiche e necessità, allo scopo di aumentare il tasso di managerialità dell’impresa.
Di fatto l’iniziativa – l’idea è quella di creare un modello che possa essere replicato anche a livello pubblico – va a creare una sorta di piattaforma in cui esigenze e necessità delle imprese si incontrano con la disponibilità dei manager, che verranno formati per poter seguire i diversi casi in questione. Le cinque imprese che presenteranno il miglior progetto riceveranno il bonus di 20mila euro, che potrà essere utilizzato per pagare il manager in qualità di consulente. Per tutte le altre aziende la partecipazione al progetto rappresenta un’occasione per entrare in contatto con i manager e per poter disporre di uno studio riguardante tutto ciò che c’è da migliorare per crescere.
“Alla base di tutto – spiega Guardiani – c’è il problema della crescita delle Pmi. Quello individuato in questo progetto non è un percorso potenziale: è un must rispetto a ciò che accade nel mondo economico. Se non si segue un percorso del genere c’è il serio rischio che nel giro di cinque anni molte pmi possano scomparire. Lo scopo, quindi, è quello di ritagliare un inserimento manageriale, costruito su misura, all’interno delle aziende”.
“L’idea – afferma Corneli – è sì quella di dare un contributo alle aziende, ma anche quella di dare un contributo al territorio. In Abruzzo, infatti, siamo di fronte ad uno sviluppo ‘pericoloso’, perché è basato ancora solo sulle grandi imprese. Il problema è quindi come far crescere le piccole. Abbiamo ritenuto che c’è bisogno di un apporto di competenze. Non chiediamo soldi alle imprese, siamo noi che investiamo per la loro crescita. L’auspicio è che si crei un modello poi replicabile anche dal pubblico”.
“Così cerchiamo di colmare il grande gap che c’è in Italia sulle politiche attive del lavoro – dice Di Giosaffatte – Questo modello ci è piaciuto subito: formare i manager rispetto alle esigenze delle imprese nell’era della digitalizzazione. Ci rivolgiamo in particolare alle Pmi affinché inseriscano figure manageriali”.
“L’abbiamo intesa come una sfida – sottolinea De Bartolomeis – Le Pmi sono sempre un po’ lontane dall’approccio manageriale. Questo progetto è da un lato un modo per testare quale sia il valore aggiunto di dotarsi di un manager e dall’altro un’occasione per far comprendere alle imprese che il manager non si sostituisce all’imprenditore, ma, al contrario, lo supporta per seguire i trend economici e di mercato”.