Il coordinamento per il No incassa la vittoria e rilancia: “Clima costituente, siamo pronti a ripartire”

PESCARA, 9 dicembre – Se in Italia il No alla riforma costituzionale ha vinto, in Abruzzo ha stravinto, con quasi cinque punti percentuali al di sopra della media nazionale. L’analisi del voto, in questi giorni, tende a ridursi ad equazioni legate al peso dei singoli partiti, dimenticando il ruolo svolto dai comitati locali, che fin dal primo momento si sono battuti contro la riforma. Soltanto in Abruzzo, il coordinamento Democrazia Costituzionale, che ha guidato il fronte del No, ha dato vita a 18 comitati, impegnando più di 500 attivisti, e ha tenuto oltre 300 incontri, assemblee, convegni e riunioni. Complessivamente i costi non hanno superato i 10 mila euro, racimolati attraverso contributi spontanei e raccolte fondi. A livello nazionale il coordinamento ha promosso la creazione di quasi 800 comitati locali. Una rete ampia e capillare, che vuole continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel dibattito politico nazionale.
“Siamo pronti a ripartire con un’attività nuova, di vigilanza costituzionale, non solo per la difesa ma anche per l’attuazione della Costituzione, battendoci affinché i cittadini possano andare a votare con una legge elettorale in grado di eleggere democraticamente un parlamento rappresentativo, proponendo una riforma che cancelli dalla Costituzione il pareggio di bilancio e dando vita ad una serie di iniziative per diffondere i valori della Costituzione tra i giovani – ha detto questa mattina, in conferenza stampa a Pescara, il docente universitario Carlo Di Marco, responsabile regionale del coordinamento Democrazia Costituzionale in Abruzzo -. Abbiamo svolto un ruolo decisivo, contribuendo ad un risultato che per partecipazione, nella storia dei referendum costituzionali, è secondo soltanto a quello del 1946. Anche grazie alla capacità di mettere da parte le appartenenze – prosegue il costituzionalista – siamo riusciti a coalizzare forze diverse, recuperando un clima costituente che non si respirava dal 1948″.
Il successo ancora più marcato, ottenuto dal fronte del No in Abruzzo, spinge di Marco ad affermare:
“Significa che nella nostra regione abbiamo lavorato bene e adesso abbiamo a disposizione un grande patrimonio politico, culturale e organizzativo, che non deve essere disperso. Per questo nei prossimi giorni terremo un’assemblea dei comitati locali abruzzesi, in vista dell’assemblea nazionale che si terrà a metà gennaio”.
All’interno del coordinamento numerose associazioni e vari partiti. Bartolomeo Camiscioni, leader regionale dell’associazione Libertà e Giustizia, invita a non interrompere il cammino intrapreso:
“La Costituzione è un insieme estremamente delicato e noi dobbiamo fare in modo di farla conoscere bene e di farla amare. Inoltre c’è bisogno di entrare nel merito della questione europea, perchè io sono un europeista convinto, ma questo tipo di Europa non va bene. Occorre costruire dal basso un’Europa più democratica, altrimenti si rischia l’implosione”.
Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, evidenzia:
“Il coordinamento è stato espropriato del risultato referendario, attraverso una rappresentazione legata soltanto a dinamiche di partito, mentre in realtà Democrazia Costituzionale si è battuta contro la riforma fin dall’inizio dell’iter, mettendo in campo un grande lavoro, che ha prodotto un risultato che solo sei mesi fa sembrava impossibile”.
Tommaso Di Febo, coordinatore regionale di Sel, rileva:
“Il voto referendario ha lanciato un segnale forte anche rispetto alla regressione sociale ed economica in atto nel Paese, dimostrando che le politiche del Governo finora non sono risultate adeguate alle esigenze degli italiani”.