Il day after di Renzi a Pescara: per Di Stefano è “sfoggio di arroganza”, Acerbo chiede se “ha pagato la zia di D’Alfonso”
PESCARA, 11 novembre – Non si spengono le polemiche, nel day after della visita di Renzi a Pescara. Il fronte dell’opposizione attacca a testa bassa e mette nel mirino il premier e il governatore D’Alfonso.
“Cosa resta della visita di Matteo Renzi in Abruzzo? A mio avviso solo tanta amarezza, per lo sfoggio di inutile arroganza palesata ieri – dice il parlamentare di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, nel corso di un’apposita conferenza stampa -. Mi riferisco ad una città paralizzata, nemmeno ci fosse stato in corso il G8, ai cartelli di benvenuto da parte d’ imprenditori che forse hanno troppo da chiedere a questo Governo, alla strumentalizzazione perfino dei ragazzi al Circus, in un tour propagandistico elettorale, al vuoto assoluto dei contenuti della sua visita . E’ stata posta la firma, per l’ennesima volta, sul Masterplan, ma si è dimenticato di dire che non ci sono le coperture economiche e che quindi la maggior parte delle opere non si faranno. Renzi ha parlato anche di trasporto pubblico, ma non ha spiegato perché il Governo ha concesso in questo settore 600 milioni alla Campania , 90 milioni al Molise e zero all’ Abruzzo”.
Partendo da posizioni diametralmente opposte, giunge alle stesse conclusioni Maurizio Acerbo, leader di Rifondazione Comunista.
“Ieri le cittadine e i cittadini liberi che hanno manifestato per il No erano più numerosi del pubblico convocato dal presidente della Regione e dal Pd per applaudire Renzi. Solo che noi ci siamo autoconvocati in 48 ore via social e sms, mentre per la visita elettorale di Renzi è stato profuso un apparato propagandistico enorme e costoso. A proposito l’ha pagato la zia di D’Alfonso?”
Una battuta al veleno nei confronti del governatore, trattandosi di un chiaro riferimento alle tesi difensive sostenute nell’ambito del processo Housework, conclusosi con l’assoluzione di D’Alfonso.
“L’intervista di Sofri a Renzi, come avevamo preventivato. ha visto il premier fare battute sul referendum in piena campagna elettorale – ha aggiunto Acerbo -. I fischi li meritavano e li hanno avuti. Bisognerebbe far pagare a Renzi e D’Alfonso i costi dell’imponente apparato di polizia e dei disagi arrecati a cittadini e commercianti”.
A soffiare sul fuoco delle polemiche anche il M5S, che denuncia tutta una serie di violazioni dell’articolo 9 delle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica, commesse durante la visita del premier a Pescara. Violazioni sulle quali il Movimento ha presentato un esposto a CO.RE.COM, AGCOM e Prefetto di Pescara, a firma del capogruppo in regione Abruzzo Sara Marcozzi attraverso il quale il M5S invita gli organi competenti a verificare il rispetto delle leggi secondo cui “a far data dalla convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione, ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”.
“L’evento denominato “le Ragioni del Sì” si è svolto alla presenza delle maggiori cariche istituzionali di regione Abruzzo e dello Stato (presidente di regione, Presidente del Consiglio, Consiglieri regionali e Sindaci), all’interno dell’aula consiliare del Comune di Pescara – precisa Marcozzi – quindi in sede istituzionale. Probabilmente avvalendosi anche di personale comunale e, dunque, violando un’ulteriore norma poiché, in tal senso va ricordata la Circolare del Ministero dell’Interno 7 ottobre 2016, n. 42, che recita “(…) i soggetti titolari di cariche pubbliche, possono compiere, da cittadini, attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnate alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze”.
Sotto accusa anche l’allestimento interno ed esterno del palazzo comunale: “Palco, luci da concerto, proiezione, affissioni esterne appaiono in totale violazione delle norme su citate” scrivono i cinque stelle, per i quali sarebbero stati violati anche due articoli rispettivamente della legge sulle norme che disciplinano la campagna elettorale e della legge sulle modifiche alla disciplina della propaganda elettorale“secondo cui dal 30° giorno antecedente quello delle votazioni è vietata la propaganda figurativa a carattere fisso in luogo pubblico”.
“Abbiamo chiesto a tutti gli organi preposti di verificare la correttezza dello svolgimento della “Leopoldina” dal momento che a noi sembra violare le norme vigenti in periodo elettorale e anche il buon senso – conclude Marcozzi – Del resto, la Presidente di Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, è già stata multata per le stesse ragioni, dunque pare sia costume del Pd. Ricordo a chi governa Paese, Regione e Città che non lo fa non solo per i sostenitori del sì, ma anche per quelli del no e per gli indecisi, ai quali le istituzioni dovrebbero garantire, perlomeno quando si presentano al pubblico nelle loro vesti istituzionali, imparzialità e corretta e completa informazione. Ancora una volta il Pd tiene più alla propaganda che all’informazione”.