Il voto in Abruzzo

Una tempesta in piena regola, che si abbatte sul Partito Democratico. I risultati dei ballottaggi trasformano le elezioni amministrative in una debacle per il centrosinistra abruzzese. Resuscita invece il centrodestra, che ribalta i risultati poco incoraggianti ottenuti al primo turno.

Il bilancio finale vede il Pd perdere L’Aquila, Avezzano e Ortona, e riuscire a conservare Spoltore. Il centrodestra, che aveva 12 punti di svantaggio a L’Aquila e 10 punti di ritardo ad Avezzano, compie due clamorose rimonte: oltre al capoluogo di regione e alla città marsicana conquista anche Martinsicuro, dopo essersi confermato a San Salvo già al primo turno.

Risultati figli di un vento che a livello nazionale è cambiato, restituendo freschezza al centrodestra unito e togliendo il respiro ad un Pd renziano mai apparso così isolato, frammentato e avversato (e non solo dalle opposizioni !). Sul tonfo del Pd abruzzese hanno certamente pesato le dinamiche nazionali: gli scenari futuri in vista delle politiche, dalle ipotesi di grande coalizione con Berlusconi ai tentennamenti sulla legge elettorale, così come il leaderismo muscolare di Renzi, che continua a dividere e lacerare la sua parte politica. Ma il risultato abruzzese è figlio anche di ciò che si è seminato in Abruzzo, dove c’è un presidente della Regione che nello stile di governo, nelle scelte accentratrici e nella propaganda scarsamente corroborata dai risultati, appare perfino più renziano di Renzi.

I malumori, in seno alla maggioranza regionale, serpeggiano già da tempo e ciclicamente riaffiorano. La sconfitta di Gianni Di Pangrazio ad Avezzano è ad esempio anche la sconfitta del fratello Giuseppe, presidente del Consiglio regionale in quota Pd. Al contempo la vittoria del centrodestra, nello stesso comune, è anche la vittoria dei “ribelli” Andrea Gerosolimo e Maurizio Di Nicola, assessore e consigliere di maggioranza in Regione, alleati di De Angelis ad Avezzano. E che dire dell’Aquila, dove il numero due di D’Alfonso, Giovanni Lolli, si è speso con forza a favore di Di Benedetto ed è stato sonoramente bocciato. Per non parlare di Ortona, dove il candidato del Pd è stato scelto direttamente da Camillo D’Alessandro, uno degli uomini del cerchio magico del governatore, e non è arrivato neanche al ballottaggio.

Insomma la figura di D’Alfonso padre e padrone d’Abruzzo inizia a perdere colpi, mentre la classe dirigente del Pd è arroccata nelle sue torri d’avorio. Sono cose che capitano, quando si promette tanto e si promette a tutti, ma poi non si è in grado di trasformare gli impegni in realtà. Da questa mattina è più forte il centrodestra abruzzese ed è più forte anche il fronte dell’opposizione interna a D’Alfonso. Che presto potrebbe passare all’incasso. Il campanello d’allarme, per i democrat, è suonato.

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