Inaugurazione della pista ciclabile, D’Alfonso a ruota libera
PESCARA, 7 maggio – Il popolo delle creature è schierato più o meno in prima fila, cincischia con i sassolini, consapevole che l’applauso finale è sufficiente a dare soddisfazione, insomma, che non viene chiesto molto di più. Così quando il senatore, in dress code da fine settimana, alza sportivamente la palla per la schiacciata da caciara, i ragazzini si sparano bisbigli e qualche risatina.
Perché con il passare degli anni la democrazia qualche passo avanti deve pur farlo e democraticamente Luciano D’Alfonso, presidente della Regione e senatore della Repubblica, ha sdoganato un bel “coglioni”, a uso e consumo specifico dell’allegra comunità di giovincelli riunita, con famiglie al seguito, sul mare di Ortona, per l’inaugurazione della pista ciclabile.
Il contesto è essenziale, d’altra parte il mare imbronciato a fare da cornice basta e avanza al consueto D’Alfonso in grande spolvero che, microfono alla mano, inneggia alla “pista ciclabile che quasi Dio la chiede ovunque”, bacchettando chi, per il passaggio dell’opera sul proprio terreno, si attacca al vil denaro e batte cassa per l’esproprio, che per queste cose dice lui, non s’ha da dare, vanno fatti “componimenti bonari”.
E poi l’appello utlimo, rivolto ai “cittadini migliori che sono i bambini” a cui dice:
“Quest’opera non ci vuole nulla a distruggerla, tre coglioni con i trattori che ci passano sopra la distruggono, tre coglioni bastano. Fate in modo che quest’opera venga patrimonializzata, deve diventare 0ggetto di patrimonializzazione individuale. Si fa l’inaugurazione non per far guadagnare qualche cosa a qualcuno che ha il bar qui vicino, si fa l’inaugurazione per fare in modo che entri nel patrimoni delle persone il bene, per fare sì che quando ci proverà quello lì a passare con i cingoli quello vicino dice ‘no non lo devi fare’. E’ così che l’opera dura”.
I cittadini migliori avranno ora nel loro bagaglio culturale un’arma in più per confrontarsi con l’invasore cingolato e prevenire ogni forma di distruzione.
C’è, in verità, chi si indigna, come l’ex parlamentare Fabrizio Di Stefano, che sottolinea la gravità di quel “tre coglioni” indirizzato ai “nostri agricoltori”. Sulla presenza cospicua dei ragazzini, ai quali la “coglioneria” viene sottoposta come strumento di riflessione, nemmeno una parola, eppure nel video che allega sono ben visibili, e ben udibili anche le sogghignanti reazioni in sottofondo. Almeno su una cosa la democratica teoria evolutiva del linguaggio mette tutti d’accordo: è il vecchio “quanno ce vo’ ce vo'” declinato per i minorenni. E che diamine, comizi e inaugurazioni mica rientrano in fascia protetta …