Incendi, in Abruzzo emergenza da record. Wwf: “In fumo 6.000 ettari in 136 comuni” /VIDEO
PESCARA, 11 settembre – Seimila ettari in fumo nei primi otto mesi del 2017, di cui 4.000 di bosco. Oltre 210 incendi, in 136 comuni, cioè più del 44,5% dei 305 totali. Una media di 26 roghi al mese. Una spesa per far fronte all’emergenza che si aggira attorno al milione di euro. Danni “inestimabili”, ma sicuramente “enormi”, con conseguenze anche sulla salute dei residenti. Spaventoso il confronto con i dati del 2016: in 12 mesi c’erano stati 89 incendi, cioè 7,4 al mese, per un totale di 87 ettari. Quest’anno, in sintesi, la superficie andata a fuoco è di ben 46 volte superiore. E’ il Wwf Abruzzo a tracciare il bilancio dell’emergenza incendi, con un’animazione (vedi video) da cui emerge una regione che, a fine agosto, è in gran parte ricoperta dal fuoco.
Il report, elaborato dal presidente del Wwf Abruzzo Montano, Walter Delle Coste, è stato presentato stamani nella sede della Regione Abruzzo a Pescara, presente anche il delegato regionale dell’associazione, Luciano Di Tizio. Il lavoro è stato consegnato al sottosegretario alla presidenza di Regione con delega all’Ambiente e alla Protezione civile, Mario Mazzocca.
Il Wwf ricorda che i roghi hanno interessato anche aree di pregio di rilievo europeo.
“Le fiamme hanno imperversato per giorni nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga (Campo Imperatore), ancora più a lungo nel Parco Nazionale della Majella (monte Morrone), hanno interessato il Parco Regionale Sirente Velino e hanno lambito il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. E l’emergenza, a dispetto del maltempo, non è tuttora conclusa. Un attacco criminoso che va contrastato sul piano giudiziario, ma anche con comportamenti e scelte politiche coerenti con l’immagine di ‘regione verde’ d’Europa”.
Della Costa, nell’illustrare lo studio, parla di risultati impressionanti e sottolinea che per spiegare l’accaduto non basta la siccità ed il caldo registrati nel corso dell’estate.
“La situazione meteo – sottolinea – può aver favorito il dilagare delle fiamme, ma perché si scatenino gli incendi occorre sempre e comunque l’intervento umano: mozziconi di sigaretta lanciati a bordo strada, fuochi incautamente accessi, auto surriscaldate parcheggiate sull’erba secca, ma soprattutto il ‘disegno criminale’ di cui ha parlato anche il Procuratore Capo di Sulmona Giuseppe Bellelli in relazione ai roghi del Morrone e quasi certamente non solo in quell’area”.
Enormi ed inestimabili danni, anche “per le inevitabili e pesantissime ripercussioni sull’economia locale, per possibili futuri problemi idrogeologici e, soprattutto, per le conseguenze sulla salute dei residenti”.
“Le fiamme – dice Di Tizio – hanno distrutto polmoni verdi generatori di ossigeno e preziosi assorbenti di gas climalteranti e hanno generato, come rilevato dall’Arta, monossido di carbonio (CO), benzene, toluene, polveri Pm10, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Inquinanti diffusi nell’aria, nel suolo, nelle acque. Senza dimenticare la biodiversità, vegetale e animale, impietosamente incenerita e i tanti animali terrorizzati e in fuga, facile bersaglio di bracconieri”.
Il Wwf Abruzzo chiede quindi alla Regione di “rivedere i propri programmi di prevenzione e di attuare misure che scoraggino l’abbandono delle campagne e delle montagne” e ai Parchi di “difendere le aree protette con maggiore convinzione”.
“Le uniche grandi opere pubbliche di cui l’Italia e l’Abruzzo hanno realmente bisogno – sottolinea l’associazione – non sono nuove cementificazioni dell’ambiente, ma soltanto la messa in sicurezza del territorio, cercando di rimediare ai troppi errori del passato e restituendo alla natura il maltolto. I cittadini, lo hanno dimostrato, vogliono e sanno essere custodi e difensori sempre e in ogni momento del proprio territorio – aggiunge l’associazione – La politica deve aiutarli con scelte coerenti con i reali interessi della comunità”.
Il Wwf ringrazia poi “quanti hanno speso energie contro le fiamme e in particolare i tanti volontari scesi in campo a tutela del proprio territorio” e, per quanto riguarda il futuro delle aree interessate dagli incendi, ribadisce la sua contrarietà al rimboschimento, chiedendo che “si lasci fare alla natura, evitando ulteriori errori”.
Nel ricevere il rapporto, il sottosegretario Mazzocca dice che “dal marzo 2015 stiamo lavorando molto in situazioni di emergenza, tutte di una certa rilevanza: considerando quella del 2017 ne abbiamo rilevate cinque, cioè il numero di emergenze che si era verificato nei 14 anni precedenti”.
“Credo che questo – sottolinea – dia anche un po’ il senso e la misura della situazione che stiamo cercando di affrontare con tutte le nostre forze. Sul tema della prevenzione di attività ne abbiamo messe in campo, ma bisogna fare di più, proporzionalmente alla frequenza delle emergenze. I cambiamenti climatici in atto ormai per noi non sono più una novità, stiamo predisponendo al meglio il nostro piano e siamo stati la prima Regione d’Italia a farlo. Certamente bisognerà fare ancora molto, ci vorrà tempo, non è una cosa di mesi, per cambiare radicalmente le modalità di approccio al nostro territorio. Il territorio non ce la fa più a sostenere un impatto antropico di questo tipo”.