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Inchiesta Hotel Rigopiano, Lacchetta scarica sulla Provincia

Inchiesta Hotel Rigopiano, Lacchetta scarica sulla Provincia

PESCARA, 28 aprile – “No, non mi sento un omicida”: Ilario Lacchetta, sindaco di Farindola, non si sottrae. Neanche messo di fronte alla domanda più difficile, quella sulla responsabilità dei 29 morti sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano. Non si sottrae e spiega: le colpe, se colpe ci sono, le troveranno altrove, ma solo la magistratura potrà farlo. Resta però un peso terribile sul cuore e questo nessuno potrà toglierlo.

Il giorno dopo la notifica delle informazioni di garanzia a sei persone, tra cui appunto il sindaco di Farindola e il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il confronto sulle tesi della Procura è aperto ed è un confronto pesante. L’accusa per Lacchetta è quella di non aver disposto l’evacuazione dell’albergo, nonostante le condizioni meteo:

“Se la Provincia mi avesse detto di non essere in grado  di garantire la viabilità allora sì, avrei fatto sgomberare l’albergo, ma non lo ha detto. E io non posso chiudere una strada provinciale – sottolinea il sindaco che poi ricorda – Il 6 gennaio ci è arrivato il piano neve provinciale, in cui ci comunicavano che sarebbe stata messa a disposizione una turbina proprio per la SP8 fino a Rigopiano”.

Ma in quei giorni la turbina era chiusa in un garage, rotta, e in attesa dei pezzi di ricambio. Il Comune aveva a disposizione otto mezzi, impegnati a fronteggiare un’emergenza immane, neve e terremoto insieme: tre scosse in una sola mattinata:

“Quel sito non era segnalato come valanghivo – ripete più volte Lacchetta – La struttura sismicamente era a posto ,per cui non c’era per l’albergo una preoccupazione particolare: c’erano anziani e disabili bloccati in casa, per cui per me rientrava nell’emergenza complessiva, non specifica. Io sono a posto con la mia coscienza, rifarei esattamente tutto quello che ho fatto. Ho gestito l’emergenza con tutte le mie forze, anche di più. Mi aspettavo un atto della magistratura, me lo aspettavo prima, è arrivato ora, ma è anche a mia garanzia, mi consente di dimostrare la mia innocenza. Con i miei avvocati posso ricostruire tutti i passaggi di questa vicenda, le responsabilità sono di altri”.

Eppure i parenti delle vittime hanno accuse anche per il sindaco:

“Li capisco, è comprensibile con il loro dolore, ma io non mi sento un omicida. L’accusa pesa, tanto. Ma lo ripeto, mi dà anche la possibilità di dimostrare la mia innocenza”.

Tutto si gioca dunque sul filo delle competenze, anche per la mancata trasmissione del bollettino Meteomont, che aveva innalzato il livello di allerta valanghe, bollettino che il sindaco non si sarebbe preoccupato di controllare:

“Ma il dato non sarebbe cambiato di molto perché – ripete Lacchetta come un mantra – quel posto non era segnalato come valanghivo”.

E allora, a chi gli chiede se finirà con il solito italico scaricabarile in cui a pagare resta il cittadino, lui risponde:

“Il cittadino c’è già andato di mezzo. Ed è anche per questo che io voglio chiarezza”.

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