Investì il “rivale” a Roseto, la Procura ricorre in appello
TERAMO, 17 novembre – Roberto Natalini morì il 10 settembre del 2013 dopo essere stato investito lungo la statale 16 da Alessandro Bacchetta. Un’investimento che per la Procura fu un atto intenzionale, un vero e proprio omicidio preterintenzionale e non un omicidio colposo come stabilito invece circa un mese fa dal gup Domenico Canosa, che al termine del processo con rito abbreviato aveva riqualificato il reato proprio in omicidio colposo e condannato Bacchetta a 3 anni. Una derubricazione del reato, quella operata dal gup, contro la quale il pm Davide Rosati, titolare del fascicolo, ha proposto ricorso in appello con la Procura che sulla scorta dell’attività di indagine svolta all’epoca continua a contestare a Bacchetta la volontà di investire Natalini.
Natalini, che quel 10 settembre passeggiava in bicicletta lungo la statale 16 a Roseto, fu investito dall’auto guidata da Alessandro Bacchetta e morì a causa delle ferite riportate.
Un investimento che per la Procura fu vera e propria azione intenzionale, tanto che all’uomo fu inizialmente contestato l’omicidio volontario e successivamente l’omicidio preterintenzionale, accusa quest’ultima con la quale era finito a processo. Per la Procura infatti Bacchetta, che conosceva Natalini da tempo e che con lui aveva avuto diverse discussioni in passato, avrebbe investito la vittima con l’intenzione di procurargli delle lesioni, forse per vendicarsi di vecchi screzi. Tanto che prima dell’investimento, avvenuto in una zona regolarmente illuminata, Bacchetta, sempre secondo la Procura, avrebbe deliberatamente accelerato puntando contro Natalini. Dopo l’incidente Bacchetta si era allontanato per poi presentarsi ai carabinieri qualche ora dopo.
Una ricostruzione che non aveva retto in sede di processo e che adesso la Procura torna a sostenere nel ricorso in appello.