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La campagna senza freni di D’Alfonso, il M5s presenta un esposto sull’invio delle lettere per il Sì

La campagna senza freni di D’Alfonso, il M5s presenta un esposto sull’invio delle lettere per il Sì

PESCARA, 1 dicembre – D’Alfonso senza limiti sul Sì al referendum. Scoppia una nuova polemica sulle lettere che il governatore abruzzese ha inviato ai cittadini abruzzesi, con il Movimento 5 Stelle che invoca l’intervento della magistratura.

E’ chiaro che il presidente della Regione ha investito tanto sul referendum e che gli sviluppi futuri dei rapporti con il Governo, se non la sopravvivenza stessa dell’esecutivo nazionale, passano in larga parte per il voto di domenica prossima sulla riforma costituzionale. La prospettiva politica, inoltre, è inscindibile dalla prospettiva personale e d’altronde non è un mistero che l’ambizioso governatore abruzzese guardi a Roma con appetito sempre crescente.

E allora via libera ad una campagna referendaria massiccia, aggressiva e senza freni: prima la kermesse di Renzi a Pescara, annunciata da manifesti di benvenuto sull’asse attrezzato e cartelloni abusivi; quindi la lunga giornata del premier nel capoluogo adriatico, con tanto di banda musicale e adunata dei bambini delle scuole, come fosse un cinegiornale dell’istituto Luce; successivamente si sono intensificate le inaugurazioni di opere ancora lontane dal vedere la luce, come nel caso della “presentazione” in pompa magna del ponte sul Saline; infine la miriade di incontri e di convegni, in un febbrile girovagare per tutto l’Abruzzo, culminata con la chiamata alle armi dei sindaci di centrosinistra. “Scatenatevi – è stato l’ordine impartito domenica scorsa da D’Alfonso a Pescara -. Palazzo Chigi si attende molto dall’Abruzzo”.

Adesso, a poche ore dal voto, l’assalto finale, tra telefonate pre-registrate che invitano a votare Sì e lettere in arrivo nelle cassette postali degli abruzzesi. Proprio la missiva, che si chiude con un amichevole “ti saluto cordialmente”, a firma del “Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso”, ha fatto scoppiare una nuova polemica. Nel volantino si illustrano legittimamente le ragioni per le quali il governatore si schiera a favore della riforma costituzionale, ma sorgono dubbi, quanto meno sul piano dell’opportunità istituzionale, relativi alla scelta di vergare la lettera in qualità di presidente della Regione.

Il Movimento 5 Stelle si spinge oltre e invoca l’intervento della magistratura:

“Ci vuole una lunga scuola per essere scorretti come il premier Matteo Renzi, e il presidente D’alfonso è sulla buona strada, ma deve ancora imparare. Infatti Luciano D’Alfonso, probabilmente ispirato dalla lettera del suo capo Matteo Renzi agli italiani all’estero, ha mandato una brochure nelle case di tutti gli abruzzesi per pubblicizzare le ragioni del Sì – denunciano i pentastellati in una nota – ma a differenza di Matteo Renzi, il nostro governatore d’Abruzzo si è firmato come Presidente Della Regione Abruzzo e non semplicemente come Luciano D’Alfonso. Quello che non ha tenuto in considerazione è che, ostentando la sua carica in un’operazione di questo genere nel corso della campagna referendaria, ha contravvenuto alle norme che disciplinano la stessa. Infatti secondo la legge numero 28 del 22 febbraio 2000, sulle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorali e referendarie, è dichiarato che i rappresentanti delle istituzioni non possono utilizzare la propria carica per fare propaganda, ma possono svolgerla solo a titolo personale”.

I pentastellati citano il passo dell’articolo 9 della norma alla quale fanno riferimento:

“Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”.

Infine annunciano la presentazione di un esposto:

“Abbiamo interpellato gli organi competenti tramite un esposto. Approfittare della propria carica in un momento cruciale per il Paese viola le normative vigenti e probabilmente anche l’etica politica. Come se non bastasse nella lettera in questione viene pubblicizzato il sito ‘La regione dice la Regione Fa’, dominio istituzionale della Giunta. Questo probabilmente rappresenta un aggravante della normativa e anche su questo chiederemo che chi di dovere applichi i dovuti controlli”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista:

“Decine di migliaia di abruzzesi stanno ricevendo in queste ore dalle Poste un depliant di propaganda per il Sì inviato dal Presidente della Regione D’Alfonso. Con la ormai consueta scorretteza istituzionale che lo contraddistingue, non si capisce se il materiale propagandistico sia della Regione Abruzzo o una produzione privata del presidente. Il depliant rimanda a un sito istituzionale finanziato dalla Regione con il Piano di comunicazione istituzionale al cittadino 2014-2016. Non si capisce se il depliant sia a spese della Regione o della celeberrima zia di D’Alfonso. Ci pare di dubbia legittimità e legalità questo uso della comunicazione istituzionale per veicolare una campagna politica sul referendum costituzionale. C’è da domandarsi poi chi fornisca e autorizzi l’uso di tutti questi indirizzi da parte del presidente D’Alfonso”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Nazario Pagano, di Forza Italia:

“A prescindere dalle affermazioni ai limiti del ridicolo sugli effetti positivi della riforma Renzi a vantaggio delle Regioni, visto che invece questa riforma neo centralista riduce drasticamente il ruolo delle Regioni, mi piacerebbe sapere da dove arriva il danaro per finanziare questa costosa iniziativa. Si tratta di soldi pubblici o privati? Un po’ di trasparenza da parte di chi, almeno a parole, propugna la riduzione dei costi della politica sarebbe quantomeno doverosa”.

Il caso ha creato diversi imbarazzi negli ambienti del Partito Democratico, con il coordinatore regionale Marco Rapino che prova a fugare i dubbi quanto meno sul piano della provenienza delle risorse utilizzate per l’invio delle lettere:

“I nostri materiali e gli eventi della campagna referendaria sono pensati, prodotti e pagati dal Pd Abruzzo”.

Quanto alle modalità che hanno portato all’individuazione degli indirizzi dei destinatari, dal Partito Democratico fanno sapere che le lettere sono state inviate ai cittadini abruzzesi che fanno parte del ‘popolo delle primarie’. Una circostanza che tuttavia non sembra trovare riscontro nella realtà, dal momento che molti altri cittadini, che non hanno mai partecipato alle primarie, si sono visti recapitare la missiva del governatore.

Si registra infine una nota di Andrea Catena, consigliere del presidente Luciano D’Alfonso, il quale risponde con argomentazioni politiche alle accuse del Movimento 5 Stelle, senza entrare minimamente nel merito delle contestazioni:

“Il Presidente Luciano D’Alfonso offre volentieri la sua disponibilità a partecipare ai seminari che gli esponenti di tale movimento vorranno promuovere in materia di organizzazione delle campagne elettorali, sia come discente che come docente, avendo una qualche competenza in materia che metterà volentieri a disposizione anche dei consiglieri pentastellati, purché ci sia da parte loro la volontà di imparare. Immagino tuttavia che gli stessi preferiranno come relatori i loro colleghi siciliani che hanno raccolto le firme per la presentazione delle liste di quella regione.  In attesa di tali autorevoli docenti,  il Presidente D’Alfonso continuerà a seguire la scuola che gli ha consentito di non perdere mai un’elezione e di essere sempre suffragato dal consenso largo degli elettori, doppiando da ultimo i suoi diretti concorrenti nelle elezioni regionali del 2014. Anche in questa campagna referendaria il Presidente Luciano D’Alfonso ha profuso tutto il suo impegno. Lo ha fatto convinto delle buone ragioni del cambiamento nella sua veste di militante e leader politico e altresì convinto che istituzioni più snelle, veloci, efficienti servano anche ai nostri territori. In particolare, delimitare con chiarezza ciò che fa lo Stato e ciò che fanno le Regioni, ed infine avere la possibilità di far contare l’Abruzzo nel nuovo Senato delle Regioni, aiuterà le nostre imprese e le nostre famiglie e ciò sarà nell’interesse di tutti gli abruzzesi”.

Di seguito il volantino a firma del presidente della Regione recapitato nelle case degli abruzzesi:

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