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L’Aquila, mazzette per la ricostruzione: il sistema funzionava così

L’Aquila, mazzette per la ricostruzione: il sistema funzionava così

L’AQUILA, 19 luglio – A raccontarlo a parole sembra un intreccio un po’ complicato. In realtà sarebbe un meccanismo facile facile, quello attraverso cui funzionari pubblici e imprese avevano creato un sistema di aggiudicazione di appalti nella ricostruzione dell’Aquila che consentiva a tutti, di tirar su qualche soldo. Anzi, più di qualche soldo.

Il quadro messo insieme dai Carabinieri nella nuova inchiesta che va a fondo sul sistema della ricostruzione post terremoto all’Aquila è in pratica abbastanza lineare: gli appalti pubblici venivano aggiudicati a imprese considerate amiche che operavano sostanziosi ribassi d’asta, sempre però nei limiti della regolarità.

Con i soldi recuperati si predisponevano varianti in corso d’opera che venivano affidate direttamente. Le ditte, da parte loro, ringraziavano o in contanti o con incarichi elargiti a parenti e amici.

Complessivamente sono dodici le gare finite nel mirino relative a interventi di restauro su edifici di interesse storico-culturale.

Come spiegano i Carabinieri in una nota, le indagini hanno messo in luce un serie di condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nell’ambito del Segretariato Regionale del Mibact dell’Abruzzo, i quali, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell’assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009,

“avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell’amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all’esecuzione delle opere) a parenti e amici”.

Tra i tanti lavori ci sono quelli di ricostruzione del Teatro comunale e quelli della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio.

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